Il punto di Roma ne vale due per la Champions. E Carnesecchi e Miranchuk esaltano la Dea
Se si cercava la conferma che le due squadre di fronte all'Olimpico lotteranno fino alla fine per la Champions, la conferma è arrivata
di Xavier Jacobelli
Un punto in casa della Roma che ne vale due: uno in più in classifica, uno in meno di distacco dalla Fiorentina quarta in classifica. Alla fine, la Roma non ha sorpassato né l'Atalanta né la Lazio; l'Atalanta non ha agganciato il Bologna, ma Roma e Atalanta hanno accorciato le distanze in chiave quarto posto, con i bergamaschi saliti a -3 e i giallorossi a -4 dalla Fiorentina, sconfitta dal Sassuolo.
Se il campionato cercava la conferma che le due squadre di fronte all'Olimpico lotteranno fino alla fine nella bagarre per la Champions League, a fine andata raggruppante cinque squadre in 4 punti, la conferma è arrivata da una partita equilibrata, ricca di emozioni nel primo e nel secondo tempo. Considerato che nelle ultime 11 gare casalinghe, precedentemente disputate in tutte le tre e competizioni, Mourinho ne ha vinte dieci, pareggiando solo con la Fiorentina, l'1-1 dei giallorossi con i bergamaschi risulta prezioso, sia per gli uni sia per gli altri.
Casomai ne avesse avuto bisogno, la Roma è ancora più consapevole di che cosa significhi avere in campo Dybala o non averlo. Il campione del mondo ha ispirato ogni manovra offensiva della sua squadra, ha trasformato l'ottavo rigore consecutivo (zero errori in tre anni), causato dall'eccesso di irruenza di Ruggeri su Karsdorp; ha dimostrato di essere sempre la prima fonte d'ispirazione di Lukaku, marcato bene da Djimsiti e nel finale da Hein, al debutto nerazzurro.
Gasperini può fregarsi le mani, perché l'operazione rilancio di Miranchuk è completata: come già in Coppa Italia contro il Sassuolo, il russo ha colpito per le giocate di classe e la sagacia tattica che l'ha visto sempre nel vivo del gioco. Millimetrico il traversone per la testa di Koopmeiners, autentico insostituibile sullo scacchiere Dea, in assoluto uno dei migliori centrocampisti del campionato. Su tutti i nerazzurri, si è stagliata la figura di Carnesecchi, per la sesta volta titolare nelle ultime sette uscite della Dea, capace di grandi parate e di sventare possibili autogol di Ederson e Holm, così come bravissimo è stato Rui Patricio quando ha sventato la palla gol di De Ketelaere.
Nella ripresa, Scamacca ha preso il posto del belga, in continuo progresso, meno robusto del subentrato per sostenere il ruvido duello con Mancini, pur se l'ex ragazzo di Trigoria è ancora in ritardo di condizione e si vede. Invece, non ha avuto problemi Dean Huijsen, 18 anni, appena giunto dalla Juve, alle spalle soli 12 minuti di Serie A, lanciato nella mischia senza esitazione da Mourinho, rabdomante di talenti quanto lo è Gasperini. Il giovanissimo olandese ha mostrato personalità e disinvoltura che lo porteranno lontano. Se giochi per la prima volta nella squadra di Lukaku e per sei volte lo peschi con la precisione del veterano, vuol dire che hai stoffa. Al resto penserà José, così come Gasp sta pensando a CDK. A ognuno il suo.