L'intervista

Ilicic, a cuore aperto, ricorda l’Atalanta: «Senza il Covid e i miei problemi avremmo giocato la finale di Champions»

Il fuoriclasse sloveno si è raccontato ai taccuini della Gazzetta dello Sport: da Valencia al buio della depressione e l'amore dei bergamaschi

Ilicic, a cuore aperto, ricorda l’Atalanta: «Senza il Covid e i miei problemi avremmo giocato la finale di Champions»

Josip Ilicic ha scelto lo stadio “Bonifika” di Capodistria, la sua città, per aprire finalmente quella porticina che dava sull’oscurità. A 37 anni è tornato a giocare per il Koper, squadra dove aveva mosso i primi passi da bambino. Jojo (così lo chiamano lì) ha trovato il coraggio di raccontarsi davvero, tra pause e silenzi, rivelando per la prima volta i dettagli di quel periodo buio che lo ha quasi inghiottito nel 2020.

L’Atalanta che avrebbe potuto vincere tutto

Intervistato oggi (14 ottobre) da La Gazzetta dello Sport, il fantasista sloveno ha ripercorso il suo passato. Le parole più toccanti sono quelle dedicate a quegli anni magici in nerazzurro, quando il mondo del calcio guardava all’Atalanta con stupore e ammirazione.

«Due anni fa ho incontrato Paratici a Londra. Mi disse che avevamo un attacco da scudetto. Lì ho capito tutto», racconta Ilicic. Che poi aggiunge con orgoglio: «Avremmo potuto giocare a occhi chiusi. Quello che abbiamo fatto noi non l’ha fatto nessuno. Due gol ad Anfield, cinque al Milan, altri cinque al Parma».

Il ricordo più doloroso? La finale di Coppa Italia 2019: «È come se non l’avessimo giocata. Non ho mai visto Percassi incazzato come per il tocco di mano di Bastos. Era rigore ed espulsione».

Marzo 2020. Quattro gol al Valencia nel tempio di Mestalla. L’apoteosi di una carriera. «Ero in uno stato di forma mai visto e non avevamo paura di nessuno», ricorda lo sloveno. Poi la domanda che tutti si pongono: «In molti mi dicono: “Ma se non fosse successo ciò che è successo, il Covid, la depressione e tutto, dove saresti arrivato?”. Non lo so, ma avremmo giocato la finale di Champions».

Le falsità e la depressione

Per la prima volta, Ilicic parla anche apertamente del periodo più buio. «Sono stato 42 giorni a Bergamo senza la famiglia. Ho sofferto. I soldi, i contratti, non mi importava più di nulla. Non stavo bene», confessa. E poi c’erano le voci, quelle falsità su sua moglie che lo addoloravano profondamente: «Dicevano che ero stato tradito. Falso. Ma si può pensare che avrei trovato mia moglie con un altro? Si è presa insulti incredibili».

Perché non ha smentito? «Mi avrebbero chiesto cosa avessi e come mai non fossi più io. Ma i familiari, gli amici e i compagni conoscevano la verità». Qualcuno gli ha anche offerto soldi per raccontare i dettagli della sua depressione, ma Ilicic ha rifiutato: «I dettagli li tengo per me».

Il contrasto tra la Slovenia e Bergamo in quei giorni terribili lo ha segnato: «In Slovenia era come se il Covid non ci fosse, mentre a Bergamo sfilavano le bare nei camion. Un’immagine tremenda».

Il rapporto speciale con Gasperini

Il rapporto con Gian Piero Gasperini è stato viscerale, fatto di amore e litigi, di preparazioni massacranti e risultati straordinari. «Tra un allenamento e l’altro non riesci a dormire: le gambe pulsano, sei stanco, ti viene da vomitare. Ma ti entra nella testa come nessuno – racconta Ilicic -. Quante partite abbiamo ribaltato grazie a quella corsa? Noi duravamo 90 minuti, gli altri al 60′ erano cotti».

Gasperini lo ha spinto sempre oltre: «Dopo il terzo gol a Valencia chiesi il cambio, lui mi ignorò e segnai il quarto. Mi ha spinto oltre i limiti che pensavo di avere». E quando il mister si è commosso parlando di lui in tv? «Ti fa capire com’ero e come stavo. E chi eravamo noi due, insieme. Non dimentico ciò che ha fatto per me».

Il rapporto d’amore con Bergamo

Il momento più emozionante dell’intervista arriva quando Ilicic ricorda la sua visita al Gewiss Stadium nel 2024, per Atalanta-Real Madrid: «Pensavo che la gente si fosse dimenticata, e invece i tifosi cantavano. Me lo disse anche Modric: “In campo non c’eri, ma lo stadio era per te”».

Parole che dimostrano come l’amore tra Ilicic e Bergamo sia reciproco e indissolubile: «Con quel gruppo ci sentiamo ancora, anche se siamo sparsi per il mondo. Ci è mancato un trofeo, ma sono felice di aver visto l’Atalanta vincere l’Europa League. Mi piacerebbe rivedere tutti, un giorno. Abbiamo fatto cose folli. Davvero folli».

Oggi Ilicic gioca a casa sua, a Capodistria. «I miei colpi sono nati su queste strade», ha spiegato. Ma il suo cuore batte ancora per l’Atalanta. E a Bergamo nessuno potrà mai dimenticarlo.