Jeremie Boga, quando i gesti valgono più di mille parole: «Mai voluto andare via»
Il numero 10 della Dea si è raccontato a L'Eco di Bergamo e un passaggio, in particolare, è determinante per capire il suo approccio al lavoro
di Fabio Gennari
C'è un passaggio, nell'intervista rilasciata ieri (16 febbraio) da Boga a L'Eco di Bergamo, che spiega molto bene la differenza tra le parole e i fatti. Nel calcio come nella vita, conta soprattutto quello fai e non quello che dici. O, peggio, quello che dicono gli altri. Il numero 10 della Dea afferma: «Non ho mai voluto andare via, perché sapevo di non avere ancora fatto ciò per cui ero venuto qui».
Chiaro, diretto, semplice e conciso. Boga è rimasto a Bergamo perché era venuto con degli obiettivi e non li aveva ancora centrati.
Sulla carta, la cessione di Boga sembrava scontata. A gennaio tutti eravamo convinti che lui e Malinovskyi fossero due partenti sicuri. L'ucraino infatti è andato via, ma a quel punto per Boga le cose sono cambiate in meglio e dal Bologna in avanti ha avuto più spazio, ha risposto presente ed è spesso stato decisivo.
Certo, da uno con le sue doti ci si aspetta ancora di più ma, leggendo bene le sue dichiarazioni tutto è ancora più chiaro: «Non avevo ancora fatto quello per cui ero venuto qui».
L'ultimo giorno di mercato, lo scorso 1 settembre, Boga ha rifiutato il Leicester. Non per un capriccio, non perché si divertiva a essere l'ultimo, ma perché il suo ruolo non era quello dell'ultimo. Non è venuto a Bergamo per fare la comparsa, ha detto no a un impiego da titolare in Premier League per essere protagonista qui. Vuole essere protagonista qui. Nelle prossime sedici partite avrà spazio, speriamo possa segnare altri gol, ma le premesse sono quelle giuste. Ovvero quelle di un ragazzo che ha voluto restare e adesso è al centro della rincorsa alla Champions.