La conferenza del mister

Juric alla vigilia della sfida al Club Brugge: «Siamo in un bel momento, vogliamo vincere»

Grande attesa in casa nerazzurra e da parte del tecnico croato, che prima della sfida di stasera ha parlato anche delle tante assenze, soprattutto in difesa

Juric alla vigilia della sfida al Club Brugge: «Siamo in un bel momento, vogliamo vincere»

«Vincere per riprendere il cammino nel girone». Ieri (29 settembre), in conferenza stampa, il tecnico dell’Atalanta Juric non ha girato troppo attorno alla questione: il Club Brugge è una squadra ostica, ma la Dea ha bisogno di ottenere un successo, per andare oltre alla gara di Parigi e per continuare il bel momento che sta vivendo, con i 7 punti conquistati tra Lecce, Torino e Juventus nelle ultime tre gare ufficiali.

«Ho rivisto più volte le partite dell’anno scorso – ha dichiarato il tecnico a Sky -, mi hanno impressionato soprattutto nella gara di andata, al netto del rigore che non c’era. Sanno giocare, hanno tanti talenti  e capacità di giocare assieme. Li ho visti bene anche contro il Monaco».

Nel gruppo nerazzurro c’è voglia di rivalsa, sia dopo l’eliminazione dell’anno passato, sia ripensando al 4-0 subito contro il Psg. «I ragazzi ci sono rimasti male perché non hanno fatto la miglior prestazione possibile nel doppio confronto della passata stagione, c’è quindi dispiacere. Al ritorno poi è andato tutto storto, sono consapevoli di aver perso grande occasione e vogliono una bella rivincita. A Parigi, secondo me, abbiamo preso la convinzione di cosa si deve fare per stare a certi livelli, loro sono extraterrestri e noi abbiamo potuto vedere tutti i nostri difetti».

Certo, mettere insieme una formazione competitiva non è semplice visti i tanti infortuni… «Infermeria? Vediamo, decideremo per Ederson e Lookman, dall’inizio o a gara in corso. Li sto vedendo bene in allenamento. Bisogna analizzare il momento, non siamo stati fortunati con gli infortuni, ma a volte nascono opportunità, come con Ahanor, e c’è anche Obric dall’Under 23 che ci può dare una mano, ma non è facile perché dietro siamo contati».