Ko correndo tanto (ma male) I numeri amari di una sconfitta

Ko correndo tanto (ma male) I numeri amari di una sconfitta
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Il giorno dopo, Atalanta-Torino resta una partita inspiegabile. Almeno con elementi oggettivi. Sui social e nei commenti dei tifosi, sono due le correnti di pensiero che spopolano. Qualcuno dice che stavolta è colpa di Reja, altri lamentano di aver rivisto la brutta Atalanta della passata stagione. Che è successo?

 

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Reja cambia gli uomini, non la partita. Forse per la prima volta, anche il tecnico goriziano è finito sotto la lente d’ingrandimento. Rispetto ad una gara come quella contro la Lazio - in cui proprio l'allenatore ribaltò il match cambiando modulo ad inizio ripresa e strappando consensi a più riprese - al cospetto del Torino bisogna sottolineare come nessuno dei tre cambi messi in atto abbia sortito effetto. Gli ingressi di Brivio (obbligato), Raimondi e D’Alessandro non hanno prodotto un cambio di marcia degno di questo nome. Se per il terzino si trattava della prima uscita ufficiale e quindi vanno considerate tutte le attenuanti del caso, CR77 e l’incursore capitolino sono l’esempio di come il tecnico abbia tentato di cambiare volto alla Dea dopo un’impostazione iniziale, forse, sbagliata. Senza Dramé a sinistra, l’Atalanta ha schierato due terzini bloccati contro due avversari che non erano mai spalle alla porta ma arrivavano sempre in corsa. Bruno Peres e Molinaro hanno sempre affrontato di gran carriera Masiello e Bellini con conseguenze facilmente immaginabili. Nelle intenzioni di Reja, la volontà era di attaccare molto alti per piazzare Gomez e Moralez proprio sui due terzini: purtroppo, dopo un quarto d’ora, l’impianto tattico del Torino era già molto più pimpante di quello nerazzurro.

 

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Serviva una Dea “colantuoniana”? Nel modulo, probabilmente, sarebbe servita una Dea “colantuoniana”. Il 4-2-3-1 (che poi è un 4-4-1-1 come quello visto per anni sotto la direzione del tecnico di Anzio) dava una doppia alternativa sulle ali proprio dove il Torino sfondava con facilità. Dunque, è questo il tema tattico mancato su cui si può discutere: nessuno può dire che con Raimondi terzino e D’Alessandro dall’inizio si sarebbe vinto, ma dal punto di vista dell’equilibrio qualcosa, forse, poteva cambiare. Reja, probabilmente, è rimasto spiazzato da una manovra così bloccata, timida e imprecisa: è sintomatico registrare come il suo secondo (Bollini) sia stato visto a più riprese parlottare nell’area tecnica, fin dai primi minuti di gioco.

L’Atalanta ha corso più del Toro. Ma peggio. Analizzando i dati del match report, ci sono alcuni numeri che sono impietosi e danno ragione a chi sostiene che per 97 minuti si sia vista la stessa Atalanta dell’anno scorso. Prima di tutto, la corsa. Tutti, nessuno escluso, hanno avuto l’impressione di una squadra che corresse meno dell’avversario, sia in termini di distanza che di velocità media. I dati della Lega dicono l’esatto opposto. L’Atalanta ha percorso 114,229 chilometri alla velocità media di 6,59 km/orari mentre il Torino si è fermato a 105,151 alla velocità di 6,29 km/orari. Dunque i nerazzurri hanno percorso quasi 10 km in più degli avversari ed è anche andata un po’ più veloce. La corsa viene misurata anche con le tipologie “Jog” (molto lenta), “Run” (veloce) e “Sprint” (molto veloce). Incredibilmente, il Torino batte l’Atalanta solo nella corsa lenta ma è sotto nelle statistiche sia nel “Run” (64 km contro 72 km degli orobici) che nello “Sprint” (8 km contro 10 km degli orobici).

 

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Tanti angoli, pochissimi tiri. C'è quindi una notevole responsabilità della squadra. Se i giocatori, nei 97 minuti di gioco, calciano in porta solo una volta (contro 5 del Torino, con 2 pali colpiti) e nel complesso creano solo 3 occasioni da gol (contro 6 del Torino) è normale perdere. In questi numeri, la squadra è sembrata davvero quella dell’anno passato. Battere 10 angoli non serve a molto se poi dentro l’area di rigore non arriva mai la giocata giusta. Il Torino doveva contenere Moralez e Gomez e lo ha fatto spesso ricorrendo alle maniere forti (9 falli su 22 dei granata sono stati commessi sui due giocatori di maggior talento) ma quando il peggiore in campo per palle perse è proprio il Papu (5) allora è chiaro che Denis può fare ben poco per battere da solo la retroguardia granata.

 

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Episodio da cancellare, ora a Roma senza paura. Atalanta-Torino resterà la prima sconfitta interna della stagione ma è bene non fasciarsi troppo la testa e guardare avanti. Domenica si gioca a Roma e la squadra deve semplicemente ritrovare la tranquillità della manovra che si è vista a più riprese nelle prime 13 gare della stagione. Il margine di sicurezza sulla Serie B è sempre molto ampio, a 18 punti si viaggia nel limbo del centro classifica e ora sarà importante non farsi prendere dallo sconforto. Per riuscirci, bisogna fare quello che l’Atalanta conosce benissimo: guardarsi dentro, compattarsi e ripartire.

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