La chiacchierata

La bella intervista di De Roon a L’Eco di Bergamo, tra solletico al cuore e futuro (non) in panchina

Il numero 15 olandese si è raccontato al collega Piero Vailati e ha ripercorso tante tappe della sua avventura in maglia nerazzurra

La bella intervista di De Roon a L’Eco di Bergamo, tra solletico al cuore e futuro (non) in panchina

di Fabio Gennari

Ci sono tante cose interessanti nell’intervista rilasciata dal capitano dell’Atalanta Marten de Roon a L’Eco di Bergamo e pubblicata nelle scorse ore. Alcuni spunti meritano una riflessione perché mettono l’accento sull’uomo prima che sul calciatore, un ragazzo che a 34 anni suonati non accenna a voler mollare nemmeno un centimetroed è vicinissimo al record assoluto di presenze con la maglia della Dea: lui 400, Bellini 435. Un’icona, per il numero 15 olandese.

La voglia di giocare. «Spero di continuare il più a lungo possibile, visto che sono a 35 partite dal record assoluto di Bellini. Non è un obiettivo, anzi, sarebbe quasi un peccato superarlo. Un bergamasco, uno che ha giocato tutta la carriera qui, che ha avuto tanti infortuni e non ha avuto il vantaggio di giocare in Europa, cosa che ti permette di arrivare a 50 gare l’anno. Ecco, se dovessi superare uno così sarebbe una cosa strana». Porsi obiettivi, giorno dopo giorno, è la strada migliore per continuare a essere protagonisti, e De Roon non ha intenzione di mollare.

La gioia e la tristezza. «Dublino? La sera più bella, l’amarezza più grande. Però adesso piano piano riesco a parlarne, e a sentirmi parte di quel successo. E poi abbiamo vissuto anche altri grandi serate nelle quali ho avuto la fortuna di essere in campo: Liverpool, il quarto di Champions con il Paris Saint-Germain. E in quella stessa Champions 2019/20 quella che per me è stata una delle partite più belle di questi dieci anni: a Kharkiv con lo Shakhtar, quando strappammo la qualificazione vincendo 3-0 dopo che avevamo fatto un punto nelle prime quattro partite e tutti ci davano per finiti».

Mister Juric. «Con Juric stiamo crescendo settimana dopo settimana. La cosa più importante in questa fase è avere pazienza. E società, tifosi e in generale tutto l’ambiente hanno saputo trasmettere tranquillità alla squadra e all’allenatore. È il bello di Bergamo, che è sempre stata così e che deve rimanere così: vogliono vedere l’impegno, poi va bene tutto. Juric è un grandissimo motivatore. Ha il fuoco dentro, nello spogliatoio sa trascinarti con i suoi discorsi. E anche in campo, durante le partite, sembra quasi che giochi al tuo fianco per come è capace di interagire con i giocatori e trasmettere voglia di fare». E se lo dice uno che ne ha passate tante come De Roon, giusto aspettare con fiducia.

Il solletico di Bergamo e il futuro. «Fra Bergamo e me si è creato qualcosa di speciale, che sento ogni giorno, stando in mezzo alla gente. Sento sempre questo solletico al cuore che mi rende felice. Allenare mi piacerebbe, ma mi chiedo se è davvero quello che voglio. Sei sempre sul pezzo, guardi partite e devi studiare tantissime cose. Ma quando stacchi? Quando vai a cena con tua moglie? Praticamente mai. Da giocatore è tutto più facile: arrivi, ti alleni, finisci e vai a casa. Magari mi piacerebbe cominciare con i ragazzini, vedere la gioia di chi gioca ancora senza pensieri». C’è tempo Marten, c’è ancora un po’ di tempo.