La difficile eredità di Conti e la risposta di Hans e Timothy

La difficile eredità di Conti e la risposta di Hans e Timothy
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L’eredità di Conti, visti gli otto gol segnati nella passata stagione, non era semplice da raccogliere. Ora che siamo a circa due mesi dalla fine del campionato, le prestazioni che vediamo ogni domenica sul terreno di gioco porgono un altro dubbio importante: chi merita di giocare con continuità nelle ultime dieci partite di questa stagione tra Hans Hateboer e Timothy Castagne? La fascia destra della Dea non ha un padrone solo come accadeva l’anno scorso, Gasperini ha spesso scelto l’olandese ma ultimamente anche le prestazioni del giovane belga sono parse meritevoli di menzione. Chi giocherà da qui alla fine?

 

 

Hans Hateboer, grande quantità ma poca qualità. Il difensore olandese è arrivato a Bergamo dal Groningen nel mercato invernale dello scorso campionato. La scelta è stata fatta proprio per anticipare un po’ i tempi di inserimento e dopo le sole sei presenze dello scorso campionato, in questa stagione il tecnico atalantino lo ha utilizzato 23 volte in campionato, 2 volte in Coppa Italia e 8 volte in Europa League, per un totale complessivo di 39 occasioni. Grazie all’arrivo in Italia, Hateboer ha potuto anche mettersi in mostra a tal punto da conquistare la prima convocazione con la Nazionale maggiore dell’Olanda per queste amichevoli di marzo. Dal punto di vista fisico, Hateboer è un vero e proprio treno, ma, mutuando una pubblicità di qualche anno fa, si potrebbe riassumere così il suo impatto sulla manovra degli orobici: la potenza è nulla senza controllo. Tante volte, nonostante una presenza costante a supporto dell’attacco, Hateboer ha fallito occasioni da rete davvero importanti (quella più clamorosa in casa del Lione nella gara di andata del girone di Europa League) e in generale fa molto rumore lo zero alla casella “gol segnati” con la maglia nerazzurra. Il contratto con la Dea del ragazzo olandese, che in alcune occasioni è stato schierato anche in zona più avanzata con risultati tutto sommato positivi,  durerà fino al 2020.

 

 

Timothy Castagne, il nuovo che avanza. La scorsa estate, dopo aver ceduto al Milan Conti, l’Atalanta si è cautelata con l’arrivo di Timothy Castagne. Classe 1995, il difensore esterno belga ex Genk è stato prelevato dopo che le visite mediche dell’altro belga, Thomas Foket, sono andate male a causa di una malformazione (poi operata) al cuore. Castagne è arrivato a Bergamo quasi in silenzio, ma fin dal ritiro e dalle prime partite ufficiali Gasperini ha dimostrato di tenerlo in considerazione. Nella gara d’esordio contro l’Everton in Europa League, senza Spinazzola infortunato, ha giocato proprio Castagne a sinistra disputando anche una buona gara. Dal punto di vista della tenuta difensiva, l’ex esterno destro del Genk offre più garanzie rispetto ad Hateboer, mentre in proiezione offensiva qualcosa deve ancora migliorare. Tatticamente e tecnicamente, il ragazzo belga è molto interessante e anche se ogni tanto commette errori banali (in appoggio o di movimento) per il tecnico nerazzurro è importante avere a disposizione un giocatore così, che ad ogni chiamata risponde presente. A Napoli, in Coppa Italia, è stato lui a segnare il gol del vantaggio e in altre circostanze (come a Verona) l’appuntamento con il gol è mancato davvero per un soffio.

 

 

Il futuro è garantito, bravo Sartori. Nel giro di pochi mesi, dunque, la Dea ha sostituito con due elementi di buon valore (pagati anche decisamente poco rispetto a quanto incassato per Conti) il ragazzo di Lecco approdato al Milan. In attesa di capire e vedere se qualcuno dei ragazzi cresciuti nel settore giovanile riuscirà a sbocciare nelle serie minori, l’Atalanta si gode due ragazzi che hanno imparato in fretta l’Italiano e sono a Bergamo felici di poter indossare la maglia della Dea. La vetrina europea è di certo un buon motivo per scegliere la Dea; su Castagne ad esempio c’erano pure Nizza e Lazio, eppure Sartori e il suo staff sono riusciti ad anticipare la concorrenza portando a Bergamo professionisti abituati al lavoro duro e su cui il tecnico può contare. In attesa di vedere cosa accadrà la prossima estate sulla corsia mancina (Spinazzola andrà alla Juve, un nuovo elemento arriverà di certo per contendere una maglia a Gosens) è giusto sottolineare i meriti dello scouting in un ruolo che, spesso, viene considerato complicato da coprire guardando solo ai giocatori italiani.

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