La sosta per ricaricarsi, due partite per la storia: de Roon vicino alle 300 in A con la Dea

di Fabio Gennari

Ormai Marten de Roon non sembra nemmeno uno straniero. O meglio, sulla carta d'identità c'è scritto «nato a Zwijndrecht, Olanda», ma da qualche parte dovrebbero permettergli di aggiungere che ormai lui è "Made in Bergamo".

Il numero 15 dell'Atalanta è vicinissimo a uno di quei traguardi che fanno accapponare la pelle, perché trecento partite in Serie A con la maglia della Dea non sono mica patatine. E, tra l'altro, prima di lui non ci è mai arrivato nessuno a questo traguardo.

Rafa Toloi, per dire, è fermo a quota 250. Ovvero un campionato e un pezzo più indietro. De Roon è l'anima di questa Atalanta, insieme proprio al difensore e a pochi altri compagni. Gente che sa perfettamente cosa significhi indossare quella maglia e, soprattutto, che la frase impressa sul colletto della casacca non è solo uno slogan.

Marten, bergamasco d'adozione, è uno che ogni volta che indossa quella maglia ci mette tutto. Ed è forse ancora più speciale, commentando la sua avventura orobica, ricordare che nella finale di Dublino era ai box. Perché la settimana prima, a Roma in Coppa Italia, ha "lasciato" un muscolo in uno scatto.

Il traguardo delle 300 in A, salvo sorprese, potrebbe arrivare in casa contro la Lazio. Sempre in casa, ma contro l'Udinese, venne premiato per la presenza numero 282 che sanciva il sorpasso su Bellini e Angeleri (fermi a 281). Davanti al pubblico amico, di fronte alla moglie Ricarda che spesso guarda le partite dalla Curva Pisani, sarà emozionante vederlo ricevere la seconda maglia con impresso il 300. La seconda, perché il 22 agosto 2023, sul campo del Sassuolo, aveva già raggiunto le trecento presenze atalantine complessive, tra tutte le competizioni. Questa volta sarà tutta roba di Serie A, un campionato spesso considerato tra i più complicati e in cui Marten de Roon, nonostante non sia più un ragazzino, si è imposto come un leader tecnico.