L'editoriale di Xavier Jacobelli

La storica vittoria della Dea e di Gasp piombati in zona scudetto

La storica vittoria della Dea e di Gasp piombati in zona scudetto
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di Xavier Jacobelli

C'è sempre una prima volta, dicono. Oggi c'è stata per la Dea, a Torino, in casa Juve dove l'Atalanta non vinceva da 32 anni (do you remember il gol di Caniggia?) e dove il torinese, ex juventino, Gasperini non aveva mai vinto da quando fa l'allenatore.

Ma c'è di più, c'è molto di più oltre il dato statistico. C'è una Dea piombata in zona scudetto, aspettando i risultati definitivi di tutta la quattordicesima giornata. C'è il successo di una grande squadra guidata da un tecnico che, ancora una volta, ha dimostrato che cosa significhi leggere una partita in corsa, cambiare assetto nella ripresa, ai primi accenni di difficoltà dopo un primo tempo sontuoso, tatticamente impeccabile.

Gigantesca, si staglia la figura di Duvan Zapata, a segno per la settima partita consecutiva, al nono gol in un campionato che l'ha visto dettare anche 3 assist e sta confermando quanto i Percassi abbiano speso benissimo quei 24 milioni di euro investiti.

Ma è stata la prova di tutta la squadra a fare la differenza rispetto a una Juve che martedì scorso era stata travolta dal Chelsea a Stamford Bridge e, contro la Dea, non è riuscita ad andare oltre l'orgoglio ferito di un gruppo che non ritrova se stesso e allo Stadium ha accusato la terza sconfitta casalinga delle cinque complessive rimediate in questa prima parte di una stagione inopinatamente troppo tormentata e tormentosa per gli ex Campioni d'Italia.

Trentadue anni sono stati lunghi da passare prima di infrangere un tabù che spinge l'Atalanta sempre più in alto e si capisce come mai Gasp sia così soddisfatto dei suoi 28 punti (5 in più rispetto a un anno fa), 19 dei quali conquistati in trasferta (sei vittorie su sette). La grandezza di questa formazione risiede anche nella sua capacità di resistere alle contrarietà e agli infortuni che, ad un certo punto, l'avevano privata anche di sette titolari simultaneamente e bene fa, ora, l'allenatore a usare prudenza nel recupero di Gosens.

La verità è che la crescita esponenziale dell'Atalanta in questi anni si è accompagnata alla fondamentale esperienza europea, maturata prima in Europa League e poi in Champions League. Lo conferma lo stato di grazia di Zapata, oggi uno dei più micidiali attaccanti a livello internazionale. Sapendo che, come da tre anni ripete il mantra di PrimaBergamo, il bello deve ancora venire.

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