L'anno propizio per sfatare il tabù che resiste dal '63
Sei giorni dopo avere eliminato il Liverpool dall'Europa League, firmando una storica impresa, la Dea ha eliminato la Fiorentina dalla Coppa Italia
di Xavier Jacobelli
Per andare in finale di Coppa Italia, il 15 maggio a Roma contro la Juve, a venti minuti dalla fine l’Atalanta ha messo in campo l’uno accanto all’altro Miranchuk, Koopmeiners, Pasalic, De Ketelaere, Lookman e Scamacca, tutti insieme nella sublimazione del calcio totale gasperiniano, rigorosamente applicato da Tullio Gritti, poiché Gasp era in tribuna perché squalificato. «Sembrava che giocassero in quindici», ha significativamente commentato Biraghi, anima della Viola.
La Fiorentina, in dieci dal 53’ per l'espulsione di Milenkovic, ha cercato di resistere con ammirevole orgoglio, però, quando sviluppa così il suo gioco d’attacco, la Dea diventa incontenibile. Quattro gol (Koopmeiners, Scamacca, Lookman, Pasalic) e un altro, bellissimo per modalità di esecuzione scamacchiana, annullato da La Penna a causa del pestone di Koopmeiners su Beltran; cinque nitide occasioni non sfruttate da Ruggeri, De Ketelaere e Koopmeiners; un ritmo tambureggiante, un finale irrefrenabile.
Su tutti, sopra tutto, gigantesca si staglia la figura di Scamacca: una rovesciata da cineteca, l’assist per il 3-1 di Lookman, l’espulsione di Milenkovic da lui provocata, la capacità di segnare soltanto gol di magnifico spessore. Se Spalletti, oltre a Gasperini, si sta fregando le mani, ne ha tutte le ragioni: la Nazionale ha trovato a Bergamo il bomber che cercava da anni. Quindici gol in 36 partite, giocate fra campionato e coppe, sono lì a confermarlo e si capisce il rammarico dell’attaccante per l’ammonizione che farà scattare la squalifica e lo costringerà a saltare la finale.
Ma la bravura di Gasperini è tale da sfruttare ogni potenzialità del terzo attacco del campionato (59 gol in 32 partite). Italiano ha fallito la seconda finale consecutiva del trofeo tricolore, ma non ha nulla da rimproverare ai suoi, tranne Milenkovic, il cui cartellino rosso, viziato dalla precipitosità dell’intervento su Scamacca, ha impresso la svolta alla partita. Gasperini, invece, è alla terza finale di Coppa Italia in cinque anni: ha perso contro la Lazio e contro la Juve, eppure, se c’è un anno propizio per sfatare il tabù che resiste dal 1963, l’anno del primo e sinora unico trionfo nerazzurro nella competizione, l’anno è questo.
Sei giorni dopo avere eliminato il Liverpool dall'Europa League, firmando una storica impresa, la Dea ha eliminato la Fiorentina dalla Coppa nazionale ed è in corsa per la qualificazione alla prossima Champions League. E tutto questo, inanellando 8 partite in 24 giorni. Mai, nella sua storia, l’Atalanta aveva vissuto un aprile così. E l’impressione è che il meglio debba ancora venire.