«E l'Atalanta?». Dialogo al bar dopo l'infarto con la Lazio

«E l'Atalanta?». Dialogo al bar dopo l'infarto con la Lazio
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«Bepo? Sa fet al Pronto Soccorso (cosa fai al pronto soccorso)?».

«Fabio, fam mia parlà (non farmi parlare). Ho tirat sö i sanc e i madone, töcc insema (ho tirato giù santi e madonne tutti insieme). Ma ta par (ma ti pare)?».

Il Bepo è imbufalito. Prima di passare al solito bar ho fatto gli esami del sangue di routine e appena finito il prelievo ho pensato di far colazione al bar del Papa Giovanni. Al Bepo non ci pensavo e invece lo trovo anche qui.

«Bepo, racconta. Mi fai preoccupare...».

«Io sono debole di cuore, bevo e fumo da una vita e mi mangio il fegato (oltre a polenta e coniglio) al fianco dell’Atalanta, ma così è troppo anche per me. Ma chel Orsato lè, al ghe pensa mia ai veci? (Ma Orsato non ci pensa a noi vecchi?)».

«Ce l’avrai mica con il VAR?».

«Certo, con chi?».

«Ma hanno applicato benissimo il regolamento, hanno verificato e hanno annullato il gol del pareggio della Lazio. Cosa vuoi di più?».

«Fabio, ta set prope u giornalista (sei proprio un giornalista). Frécc de l’ostrega, 1-0 con bel gol del panterù (il panterone Zapata) e con la partita quasi finita quello lì di Vicenza mi tiene due minuti con il cuore per aria ad attendere una decisione? Ma siamo impazziti?».

«Pota Bepo, i g’avrà de sistemas an po (dovranno sistemarsi un po’)…».

«Io non sono contro il VAR, capiamoci. Ma i tempi vanno migliorati. Sensibilmente. Per vet ol cul de Masiello che al met ona riga an tera (per vedere il sedere di Masiello che mette una riga per terra) e capì che in due erano in fuorigioco gha öl mia ona laurea. Dem (per capire che in due erano in fuorigioco non ci vuole una laurea, forza)».

«In effetti voi che non avete i monitori di servizio siete rimasti all’oscuro di cosa stesse succedendo..».

«Ma certo, almeno usassero il tabellone. Niente».

«Però la cosa più bella di tutte l’avete fatta nascere proprio voi al corner, giusto?».

«Sei attento, brao giornalista. Era un momento difficile, abbiamo pensato che andava data un’altra scossa e siamo partiti. Bellissimo. Robin? Robin?? ROBIIINNNN!!!!».

 

 

Pochi metri più in là, nella “Hospital Street” dell’ospedale di Bergamo passa Gosens con due amici tedeschi. Nessun problema per il calciatore della Dea, solo una visita a un altro amico che ha avuto un piccolo intervento.

«Ciao Bepo, bene no?».

L’italiano di Gosens è buono e si capisce subito che Bepo lo conosce.

«Robin, scusa, ma come conosci il Bepo? Questo è matto da legare...».

«Fabio, con Bepo prendo un caffè ogni mattina. Ci tiene troppo alla Dea e quella mia reazione nel finale di partita quando aizzo i tifosi è anche per lui».

«Fabio, chesto l’è crucco (questo è tedesco). Crapù e grande stantuffo di fascia. Mi incazzavo quando tutti lo bistrattavano l’anno scorso invocando Spinazzola. Adesso sta venendo fuori ed è una gran cosa per tutti. Diligente, generoso e sempre sul pezzo. Brao Robin».

«Grazie Bepo, ora devo scappare: ci vediamo a Genova?».

Il Bepo risponde con un cenno della testa, forse stavolta il divieto di trasferta ai possessori di DeaCard non aiuta e quindi sarà costretto a vederla in tv con la Mariuccia a contenere i moccoli e le imprecazioni.

«Fabio, quase l’è ura de ‘nda (quasi è ora di andare). Ma et vest ol Milan? Che schefe!!».

«Bepo, questi puntano alla Champions League. Incredibile vero?».

«E te lasega punta ala Champions. Noter an ga doma de pensa ona partida per volta (noi dobbiamo pensare a una partita per volta). Adesso al Genoa, dopo la Juve e dopo il Sassuolo».

«Curioso di vedere CR7?».

«Chi el? Io conosco CR77, Boing 747 e 767. Questo CR7, se vuole pubblicità dal Bepo mi deve pagare. Al disia issé mia anche Mourinho?».

«Certo, ieri Mourinho l’hanno anche cacciato da Manchester con 30 milioni di euro di buonuscita...».

«Fabio, l’è Nedal. Fam mia parla che se no chel in crus al ciapa i sö laur e al salto zö de la crus. Mur di Dio...» (per l'amor di Dio non farmi parlare, è Natale).

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