Quattordici giornate di campionato e cinque gare che si fa davvero fatica a commentare in termini di prestazione: Parma, Cremonese, Udinese, Sassuolo e Verona.
Alcune di queste prove negative sono arrivate dopo partite giocate con un piglio, una personalità e una carica agonistica diametralmente opposta (Milan dopo Cremona, Marsiglia dopo Udine e prima di Sassuolo, tre vittorie di fila prima di Verona) e c’è anche da mettere nel calderone il cambio di allenatore: prima Juric e poi Palladino.
Al netto del fatto che, a Verona, è la prima partita (su cinque giocate) con il nuovo tecnico in cui la prestazione è altamente negativa – al punto che lo stesso tecnico s’è detto sorpreso -, c’è una costante tra tutte le sfide citate: i giocatori.
Talvolta alcuni elementi c’erano e altre no, ma sempre di quel gruppo parliamo. Può sembrare una cosa scontata, ma è giusto ribadirla. E se a Verona si sono rivisti problemi ed errori già segnalati più volte in stagione (al netto delle occasioni da gol create e dei punti presi), significa che c’è qualcosa su cui lavorare seriamente, non solo una tendenza da invertire.
La voglia di lottare su ogni pallone, l’attenzione, la grinta, la capacità di “giocare sporco” sono cose che, a certi livelli, non può darti l’allenatore. Il mister sceglie modulo e strategia, fa i cambi, cerca di “bloccare” gli avversari ed esaltare i giocatori migliori della propria squadra. Per il resto, in una squadra che domani sera (9 dicembre) affronterà i campioni del mondo del Chelsea, si dà per scontato che i giocatori sappiano cosa serve per battere il Verona. Si sta parlando di una carenza motivazionale pesante a cui bisogna porre rimedio quanto prima.