Le preghiere, gli anticipi e quelle esultanze: Demiral sta diventando un pilastro
Gara dopo gara, nonostante qualche passaggio a vuoto, il centrale turco sta dimostrando di essere un giocatore di assoluto valore
di Fabio Gennari
Prima di entrare in campo e prima del fischio d'inizio, se lo sguardo si posa su Merih Demiral, lo si vedrà sempre estraniarsi per un momento di raccoglimento e preghiera. Una volta iniziata la gara, poi, l'ex juventino si trasforma in un autentico gladiatore e se dall'altra parte c'è uno come Dzeko con cui fare a sportellate, tutto diventa ancora più esaltante. Pallone dopo pallone, minuto dopo minuto.
Il difensore atalantino ogni tanto commette leggerezze che andrebbero evitate ma, nel complesso, il suo rendimento finora è stato positivo. E dentro sfide complicate come quella al miglior attacco della Serie A si trovano gesti e interventi che spiegano molto bene come ci si trovi di fronte a un elemento che può solo crescere e migliorare. Aggiustando qualche dettaglio, ma senza mai perdere la foga e la ferocia che lo contraddistinguono.
Un anticipo fatto bene, una rimessa conquistata o una scivolata chiusa con la palla in fallo laterale ai più possono sembrare normali dinamiche di gioco, ma Demiral spesso si lascia andare a esultanze sfrenate che paiono pure esagerate. La verità è che lui ci crede e ogni pallone è una battaglia da vincere. Lo spirito e la voglia che ci mette sono sempre quelle giuste e considerando che è un classe 1998 e che il lavoro con Gasperini paga sempre, c'è da essere fiduciosi.
Con il rientro di Toloi e la normale rotazione dei quattro centrali per i tre posti dietro potrà capitare anche a Demiral di avere un turno di riposo, ma si tratta di normalissime dinamiche relative alla gestione della rosa durante la stagione. Il numero 28 dei nerazzurri è sempre sul pezzo e qualsiasi confronto con Romero (suo predecessore) va fatto solo a fine anno, dopo un campionato intero al lavoro con il tecnico dei bergamaschi.