La sua partita, complicatissima, è iniziata già nella seconda parte del riscaldamento. «Forza Mario la tua città è con te»: otto parole, una più importante dell’altra, per cercare di sostenere con migliaia di braccia e cuori quello distrutto di un ragazzo che, a 30 anni, ha perso l’amato papà pochi giorni prima di Natale.
Quel “tua”, in particolare, sottolinea quanto Pasalic sia ormai bergamasco a tutti gli effetti: dopo anni in cui cambiava squadra ogni stagione, il numero 8 dei nerazzurri, ai piedi di Città Alta, ha trovato il posto dove mettere radici e famiglia.

Il compito di Pasalic, nella delicata sfida contro l’Inter, era quello di marcare Calhanoglu. Non semplice, soprattutto in un primo tempo che ha visto Mario più preoccupato di rincorrere l’avversario che di provare a costruire gioco. Nella ripresa Palladino lo ha tolto per mettere Sulemana e cercare di cambiare un po’ atteggiamento in fase offensiva, ma la prestazione del ghanese è stata negativa e non ha inciso sul risultato finale.
Quando La Penna ha mandato le squadre negli spogliatoi, Pasalic ha chiuso la serata ringraziando la sua gente con la mano sul cuore. Gli occhi hanno tradito tutta la sofferenza per un lutto che non si può spiegare e che ti colpisce in pieno petto.
Mario è tornato in campo, lo ha fatto in un momento difficilissimo e di questo non si può non tenerne conto. È stato professionale, è stato un professionista esemplare, ma possiamo solo immaginare quanto sia stata dura. Anzi, durissima.