Come mai il mercato della Dea sembra essere un po' bloccato

Come mai il mercato della Dea sembra essere un po' bloccato
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Parola d’ordine: pazienza. Il mercato dell’Atalanta è in continuo movimento nonostante non arrivino notizie ufficiali (Reca e il riscatto di Gollini sono, attualmente, gli unici due acquisti ratificati) e i dirigenti orobici sono al lavoro per migliorare la rosa. Del resto la realtà nerazzurra deve fare i conti con un mercato completamente fermo, fatto di tante voci e pochissimi affari veri. Svincolati a parte, uno dei veri colpi finora registrati lo ha fatto la Roma con l’arrivo di Cristante proprio da Bergamo a circa trenta milioni di euro.

 

 

Prima le big, poi la cascata. Il ragionamento è molto semplice: sono le big che innescano tutto e poi a cascata arrivano anche le altre squadre. Le società con maggiore forza economica sono nella condizione di accendere le trattative, fino a che ciò non accade, non è facile muoversi se non su campionati esteri e la Dea da questo punto di vista si è già portata avanti. L’acquisto di Reca dal Wisla Plock è da vedere come un tentativo di anticipo della concorrenza a copertura di un buco nella rosa e lo stesso discorso Tumminello potrebbe essere l’investimento su un giovane di grande prospettiva. L’esempio migliore di quello che si sta verificando è legato alla situazione di Defrel. L’attaccante francese è ancora alla Roma ma la lista delle punte di Di Francesco potrebbe presto sparigliare le carte: Dzeko, Shick, Perotti, El Shaarawhy, Under sono i giocatori attuali, presto si aggiungerà il figlio d’arte Kluivert e quindi Defrel finirà per essere la settima scelte. Questo non vuol dire che verrà a Bergamo ma è altamente probabile che il giocatore cercherà un’altra sistemazione.

Prezzi alti, colpa anche della Dea. L’altro piccolo grande problema del mercato attuale sono le richieste delle società che hanno giocatori interessanti. L’Atalanta, come tutti, chiede informazioni alle società proprietarie del cartellino ma quando girano valutazioni di 25 milioni per Zapata, 20 milioni per Zaza, 8 milioni per Lazzari e via discorrendo, è chiaro che bisogna attendere giornate migliori. Giustamente, chi ha un valore in rosa cerca di monetizzare al massimo ma un conto è chiedere tanto, un altro è trovare qualcuno che quei soldi te li dia davvero. La colpa è un po’ anche dei nerazzurri: nelle ultime sessioni di mercato, il lavoro di Gasperini ha portato introiti per 140 milioni di euro circa (che arriveranno a Bergamo in diverse tranche) e, a ben guardare, la Dea è sempre la prima a chiudere operazioni di un certo livello. Caldara, Gagliardini, Conti, Kessiè e ora Cristante sono andati da società che li hanno fortemente voluti e che hanno soddisfatto le richieste degli orobici: un conto sono i giornali che riportano interessi da parte di tante società ogni giorno, un altro la realtà delle offerte ufficiali che arrivano a Zingonia.

 

 

Il vero nodo da sciogliere: gli ingaggi. Dal punto di vista strettamente economico, non bisogna dimenticare che il problema più grande sono gli ingaggi, non il prezzo di cartellini. Se acquisti un giocatore a dieci milioni di euro con un contratto di cinque anni, al netto delle commissioni per l’agente, esiste una cosa che si chiama ammortamento che permette di “spalmare” il valore unitario del cartellino sulle stagioni sportive future: ogni anno, nell’esempio riportato, il valore a bilancio del calciatore si abbassa proporzionalmente e la società ammortizza. L’ingaggio è invece una voce costante, spesso può aumentare in base a qualche bonus ed è sempre circa il doppio di quanto percepisce un calciatore: se Soriano (a proposito, il giocatore domenica sera era in viaggio verso Napoli...) ha uno stipendio di 1,8 milioni di euro, il suo “peso” annuale sui conti di chi lo compra è di oltre 3,5 milioni. Gomez pesa per circa 4 milioni annui per altre quattro stagioni, Ilicic per 1,8 complessivi (guadagna circa novecentomila euro) e via di questo passo. Altrove i giocatori incassano molto di più, ma quando poi i conti non tornano (prendete l’esempio del Milan, ma ce ne sono tantissimi altri), sono dolori: l’Atalanta, da questo punto di vista, è quasi una mosca bianca. Prima di tutto, i conti in ordine: siamo bergamaschi, testa sulle spalle. Sempre.

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