Malinovskyi, l'amore di Bergamo e quell'abbraccio con Miranchuk
di Xavier Jacobelli
Se permettete, qui, stavolta, non si commenta esclusivamente la prova dell'Atalanta, così straripante da confermarne il prepotente rilancio, scandito da 7 gol segnati in 4 giorni, dalla prima vittoria casalinga dall'ultima: dopo la splendida prova in Europa League, il poker alla Samp conferma quanto la Dea sia più che mai in piena corsa per la Champions League, rammentando la partita con il Toro che deve essere ancora recuperata.
Qui si sottolinea la forza d'animo, il carattere, la determinazione di Ruslan Malinovskyi, un ragazzo ucraino che, come la sua gente, vive con l'angoscia nel cuore per la criminale aggressione putiniana alla sua patria. Prima di Atene, quando la guerra in Ucraina era appena scoppiata, Gasperini aveva chiesto al suo calciatore se se la sentisse di andare in campo: lui ha risposto sì, ha giocato una gara formidabile, suggellandola con quella doppietta da campione e la t-shirt con la scritta che ha fatto il giro del mondo per dire no alla guerra.
Poi, a Zingonia, l'abbraccio con Miranchuk, un ragazzo russo, («il più buono che abbia mai conosciuto», ha detto di lui Pessina), legato da sincera amicizia al compagno ucraino; un abbraccio che lo stesso Matteo ha raccontato su Instagram, con la sensibilità e la delicatezza che lo contraddistinguono. Miranchuk che ha segnato il quarto gol con la classe che gli appartiene, quasi volesse farlo al posto di Malinovskyi. Miranchuk che, per pudore, non ha esultato, con i compagni a fargli circolo attorno per testimoniargli quanto gli siano vicini.
E poi, ancora, l'abbraccio si è fatto più grande, al Gewiss Stadium, dove in migliaia si sono idealmente stretti a Ruslan che non ha giocato, per via di quel dolore al polpaccio accusato durante il riscaldamento, ma è stato come se fosse in campo. E quante emozioni deve avere provato Malinovskyi e devono averle provate gli ucraini di Bergamo: quelle bandiere ucraine sventolate sugli spalti, quei cori gonfi di passione, quelle scritte inalberate dagli atalantini per testimoniare l'affetto di un popolo a un altro popolo oppresso dalla guerra, dalle bombe, dalle centinaia di vittime mietute dall'oscena violenza dell'invasore.
Intanto, Roxana Malinovskaja lancia un'iniziativa di solidarietà in via XX Settembre; altre si susseguono a Bergamo, ad Alzano e in molti altri paesi. L'inno nazionale ucraino s'intitola Šče ne vmerla Ukrajiny, Non è ancora morta l'Ucraina. Dice: "Non è ancora morta la gloria dell'Ucraina, né la sua libertà, a noi, giovani fratelli, il destino sorriderà ancora. I nostri nemici scompariranno, come rugiada al sole, e anche noi, fratelli, regneremo nel nostro Paese libero. Daremo anima e corpo per la nostra libertà". Siamo con te, Ruslan. E con la tua Ucraina.