Marino, Maxi e altri timori ma uomini e idee ci sono

Marino, Maxi e altri timori ma uomini e idee ci sono
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Come tutti i progetti, il lavoro è continuo ma i risultati non si vedono subito. Se poi, nello stesso momento, c’è l’addio di un dirigente capace e decisamente mediatico e si parla con insistenza della cessione di uno dei giocatori più forti della squadra, allora è normale che crescano i timori. In casa Atalanta, la giornata di mercoledì 5 agosto 2015, sarà ricordata come quella dell’addio di PierPaolo Marino. L’ormai ex direttore generale ha lasciato Bergamo, ha salutato i giornalisti in conferenza stampa e da oggi inizia una nuova era. Già, ma che cosa sta succedendo, si chiedono i tifosi sui social? C’è aria di smobilitazione? Perché Marino lascia a 20 giorni dall’inizio del campionato? C’è da allarmarsi? Per la verità l’ambiente è spaccato tra chi non pensa che l'uscita di scena di Marino sia una perdita rilevante e chi invece è preoccupato. Proviamo allora ad analizzare le cose e fissiamo subito un paletto: tecnicamente parlando, con l'uscita di scena del direttore generale per l’Atalanta non cambia molto. Già da tempo, infatti, il mercato dei calciatori è nelle mani di Giovanni Sartori.

Il mercato di Sartori. Dalla fine dello scorso campionato, l’ex direttore sportivo del Chievo Verona è il punto di riferimento per le operazioni di compravendita dei calciatori e si muove in sintonia con l’amministratore delegato Luca Percassi e con il presidente Antonio Percassi. I due uomini sul “campo”, invece - nel senso più stretto del termine visto che parliamo di chi è costantemente in giro per il mondo a vedere partite - sono Gabriele Zamagna e Beppe Corti. Lo stesso Sartori, che non ama troppo apparire, è estremamente impegnato negli stadi d’Italia e d’Europa. L’anno scorso ha visto circa 160 partite dal vivo. Zamagna (Messico e Colombia) e Corti (Argentina e Brasile) sono appena tornati dai rispettivi viaggi e c’è da scommettere che a stretto giro di posta, appena le idee saranno chiare, verrà chiuso il cerchio sui due centrali difensivi che tanto si attendono.

La nuova strategia. Con questi uomini dedicati al mercato, l’Atalanta ha decisamente svoltato. In passato si è spesso letto di critiche per il monte ingaggi dei nerazzurri, per alcuni contratti lunghi e per la poca programmazione nel medio periodo con giocatori di prospettiva. In questo mercato, la Dea ha preso Kurtic, De Roon e Monachello e basta guardare la loro carta d’identità per capire che si stanno gettando le basi per il domani. Senza considerare le operazioni nel settore giovanile. È ovvio che non si può fare tutto e subito ed è normale che vengano confermati giocatori come Raimondi, Migliaccio e Bellini per dare continuità al gruppo, ma in pochissimi sottolineano, ad esempio, come una delle scelte sia stata quella di puntare su Conti invece di correre ad acquistare un altro uomo di fascia. In difesa tutti vogliono almeno due difensori centrali forti, ma proprio nel commentare l’addio di Marino si è spesso fatto riferimento a Denis. Allora è bene allora ricordare che il centravanti argentino arrivò a fine agosto, quando l’Atalanta non aveva un bomber di livello per la serie A e nel ruolo di Doni (squalificato) avrebbe giocato Maxi Moralez (che nessuno conosceva). Più o meno, le stesse condizioni di oggi in difesa. Occorre attendere, insomma, prima di tirare conclusioni affrettate.

Fin dall'inizio del mercato si sa che molte operazioni vengono fatte nelle ultime settimane. Si tratta di una regola ormai consolidata e di un metodo di lavoro teso a fornire certezze più che illusioni destinate ai media. L’operazione De Roon ne è un esempio: 1,3 milioni di euro per il capitano di una squadra di serie A olandese, del quale tutti dicono un gran bene, sono un risultato notevole. Ma per chiudere certe operazioni servono conoscenza e tempismo. Quello che è mancato dodici mesi fa nell’operazione Thereau. Fu dopo quel "pasticcio" che arrivò Sartori.

Il modello Udinese e il tesoretto. Ciò a cui stiamo assistendo è la costruzione di una strategia societaria simile a quella portata avanti con successo dall’Udinese negli ultimi anni. Non siamo ancora al livello di ramificazione dei friulano, ma è palese come la nuova via dell'Atalanta e di tutto il calcio italiano di seconda fascia sia tracciata: si compra a poco da realtà meno conosciute e si rivende a grandi squadre. L’Atalanta, nella storia, lo ha sempre fatto attingendo al bacino bergamasco, con qualche eccezione in giro per l’Italia come il Margine Coperta. La nuova strategia con Costanzi al timone del settore giovanile è quella di andare in giro per il mondo e cercare diamanti grezzi da far crescere e su cui puntare.

Il mercato 2015/2016 finora ha regalato alla Dea anche un importante tesoretto finanziario. Con Baselli, Zappacosta e Benalouane sono stati raccolti quasi 20 milioni di euro e, in attesa della partenza di Maxi Moralez, bisogna mantenere i nervi saldi e investire bene. Per Maxi c'è l'interesse dell’Al Ittihad. Si parla di 5 milioni di euro sul tavolo, siamo ancora lontani dalla chiusura, ma se le condizioni sono queste, Maxi sarebbe opportuno cederlo. È un giocatore importante, l’anno scorso è stato spesso il migliore in campo, ma se la scelta del mister e di tutto il gruppo va verso il 4-3-3, l’Atalanta non può permettersi Maxi Moralez in panchina. Con il Gomez che abbiamo ammirato in queste settimane e D’Alessandro a destra (Estigarribia è la prima alternativa) è probabile che arrivi un nuovo elemento in grado di dare il cambio sulle fasce. Maxi, per le sue caratteristiche che si adattano perfettamente al 4-4-1-1, non potrebbe fare al meglio quel lavoro.

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