Migliaccio e Scaloni, i veterani pronti all'appello e senza paura

Migliaccio e Scaloni, i veterani pronti all'appello e senza paura
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Giulio Migliaccio e Lionel Scaloni, due uomini prima che due calciatori. Certamente, carriera e caratteristiche tecniche alla mano, non parliamo di campionissimi che hanno lasciato un segno indelebile nel calcio mondiale, ma approccio, dedizione, professionalità e senso della responsabilità sono doti che hanno permesso ad entrambi di scendere in campo venerdì sera allo Juventus Stadium di Torino per giocare 94 minuti da urlo. Anzi, da applausi.

Vin Diesel non tradisce mai. Il centrocampista nato a Mugnano di Napoli è uno dei fedelissimi di Stefano Colantuono. La seconda storia in maglia nerazzurra di Giulio Migliaccio è iniziata l’11 luglio del 2013, carisma ed esperienza non sono mai mancate al servizio del gruppo e basta osservare il suo curriculum per capire che è il classico “usato-sicuro”. Con 462 partite nelle gambe dal 1998 ad oggi, Migliaccio lotta e combatte al centro del campo senza mai tirarsi indietro e quando il mister lo chiama, lui risponde presente.

Che avrebbe giocato a Torino lo sapeva da domenica scorsa: l’ammonizione di Carmona contro l’Inter gli ha spalancato le porte verso una maglia da titolare ma chi vive tutti i giorni il centro di allenamento racconta di un atleta che non ha cambiato una virgola della sua preparazione. Allenamenti sempre al massimo, disponibilità totale al sacrificio e maglietta pronta.

Siccome le dinamiche del campo hanno tutte una propria logica, non era affatto scontato che il numero 8 partenopeo potesse giocare in quel modo contro una linea a tre composta da Andrea Pirlo, Claudio Marchisio e Paul Pogba. Praticamente, il miglior terzetto di centrocampisti centrali del campionato. Qualcuno ha provato a ridimensionare la prestazione della Dea pensando al fatto che la Juve si fosse risparmiata per la sfida in Champions contro il Borussia Dortmund. La verità è che dal fischio d’inizio fino al quarto minuto di recupero della ripresa, Migliaccio ha combattuto ed ha vinto.

 

http://youtu.be/2otaz5KKKdg

 

Il gol al 25’ è un classico del suo repertorio, la veemenza che mette in ogni colpo di testa è ormai conosciuta ma se vederlo staccare al centro del campo è una piacevole abitudine, dalle parti del portiere avversario è sempre bello notare il suo capoccione pelato anticipare tutti. Dal suo ritorno a Bergamo, quella di venerdì per Migliaccio è la seconda rete segnata: la prima arrivò sul campo della Roma nello scorso campionato a risultato già compromesso. La zuccata che batté De Sanctis venne siglata sul 3-0 per i padroni di casa.

 

 

Giulio Migliaccio, l’ultima volta, ha giocato titolare in campionato contro la Lazio lo scorso 13 dicembre: in questa serie A fanno 9 presenze totali e 510 minuti prima dei 94 giocati a Torino. Due mesi e una settimana dopo, ecco la nuova chiamata del mister in condizioni di totale emergenza ed ancora una volta la risposta arrivata dall’uomo è stata eccezionale. Merito della serenità della famiglia? Merito di una cultura del lavoro e di un rispetto del proprio corpo che lo mantiene in condizioni ottimali anche a quasi 34 anni? Difficile trovare un perché, molto più facile sottolineare ancora una volta che uno come Migliaccio, nell’Atalanta, è sempre importante. E peccato per quel giallo subito a Torino nel secondo tempo: anche lui era in diffida, contro la Sampdoria non ci sarà per squalifica.

L’eterno Scaloni contro il giovane Pogba. Il secondo grande ed inatteso protagonista di serata è stato Lionel Scaloni. Quasi nessuno poteva immaginare di vederlo in campo dal primo minuto, il giocatore stesso ha saputo solo alle 19.30, durante la riunione tecnica dentro allo stadio, che sarebbe stato titolare nel ruolo di terzino destro e dalle sue parti si sono mossi alternativamente Simone Padoin e “mister 100 milioni” (parola di Mino Raiola) Paul Pogba.

Prima della partita, le statistiche della Lega Calcio recitavano: Pogba, classe 1993, 20 presenze per 1785 minuti con 6 reti all’attivo. Lionel Scaloni? Classe 1978 con zero presenze, zero minuti, zero gol. Eccetto gli impegni in Tim Cup, il numero 5 argentino ha giocato sia contro l’Avellino a dicembre 2014 che nella trasferta di Firenze dello scorso gennaio, l’ultima apparizione di Scaloni in maglia atalantina era avvenuto il 15 dicembre del 2013: Genoa–Atalanta 1-1, gol di De Luca al quarto minuto di recupero che pareggiò quello di Bertolacci.

 

http://dai.ly/x18fvf5

 

Quei 95 minuti furono gli ultimi di Scaloni con la maglia atalantina prima dell’intervento di pulizia al ginocchio, l’argentino giocò infatti per almeno un mese con il menisco rotto grazie ad alcune infiltrazioni, segno del grandissimo spirito di sacrificio e di squadra che lo ha sempre contraddistinto e gli ha permesso di entrare nel cuore dei compagni.

Ben 432 giorni dopo, Colantuono l’ha richiamato in campo dal primo minuto complice un’emergenza totale e lui che fa? Dal primo al 94esimo corre sulla fascia, chiude in diagonale, cerca l’anticipo e per almeno tre volte ferma senza alcun affanno Paul Pogba. Attenzione: quando Pogba nasceva nel 1993, Scaloni muoveva i suoi primi passi in Argentina nel Newell’s Old Boys. Parliamo di due generazioni diverse che, messe a confronto, hanno visto vincere il più vecchio: a quasi 37 anni, Scaloni ha sfiorato la rete del 2-2 con un bel destro da fuori e poi ha messo al centro il pallone che Migliacico(88’) ha girato sul fondo di pochissimo.

Nel dopo gara, lo stesso Scaloni, è parso addirittura contrariato per la sua prestazione. “Sono convinto – ha detto – che alcune stagioni fa avrei potuto anche fare meglio. Mi rendo conto che gli anni passano e alcuni meccanismi non sono più quelli di prima. Mi dispiace ma cerco di dare il massimo quando scendo in campo. E certi giochetti non li accetto, nemmeno da uno forte come Pogba. Diciamo che con astuzia e mestiere me la sono cavata”.

Riassumere in poche parole lo Scaloni pensiero non è semplice, dal video qui sotto potete ascoltare la viva voce dell’eterno difensore sudamericano mentre parla alla stampa nella pancia dello Juventus Stadium. Lui e Migliaccio sono veramente due uomini su cui l’Atalanta può sempre contare.

 

 

 

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