Moustapha dalla Seconda Categoria al gol al debutto in A. Gasp, sei un mago
Una storia di integrazione, di sacrificio, di ricerca della felicità: il calcio è meraviglioso anche per questo
di Xavier Jacobelli
A un certo punto sembrava che, consciamente o inconsciamente, la Dea avesse scelto di puntare tutto sull’Europa League. Tre giorni dopo l’entusiasmante impresa di Leverkusen, per 82’ l’Atalanta aveva frenato ancora in campionato, bloccata sul pareggio a Bologna in un una partita che tentava inutilmente di vincere, rischiando però seriamente di perderla. Poi ci ha pensato lui, Mustapha Cissé, classe 2003, guineano, compatriota di Barrow, passato in due mesi dalla Seconda Categoria al debutto con gol in Serie A, l’ennesimo colpo di genio di Gian Piero Gasperini.
È, Gasp, un autentico fenomeno quando si tratta di lanciare in orbita giovani, in questo caso giovanissimi (in campo, a Bologna c’era anche Giorgio Scalvini, un altro 2003). Cissé era arrivato in Italia sei anni fa, approdando poi alla Rinascita Refugees, la squadra dell’omonima cooperativa di Lecce che trova il suo motore in Niang Baye Hassane, senegalese, mediatore linguistico. Nella Rinascita Refugees giocano rifugiati, richiedenti asilo, ragazzi che amano il calcio. Il club è passato dalla Terza alla Seconda Categoria dove, tre anni fa si presenta Moustapha in arrivo da Conakry, capitale della Guinea.
Nel Salento raccontano che il dolore per la perdita del papà era stato fortissimo, ma proprio per onorare la memoria di suo padre, Moustapha aveva deciso di cercare una vita migliore in Italia. Nel Salento, il ragazzo di Conakry non è sfuggito al formidabile occhio degli scout atalantini. L’ingresso nella Primavera di Brambilla è stato devastante: 3 gol in 4 partite. Sono bastati a Gasperini per convocarlo una prima volta e lanciarlo in orbita nella seconda.
A Bologna, dove l’Atalanta con le gambe pesanti per l’enorme sforzo tedesco, si è presentata senza Zapata, Ilicic, Malinovskyi, Boga. E allora, soltanto il coraggio e una buona dose di lucida follia potevano indurre Gasp a mandare in campo Moustapha quando mancavano 25’ alla fine. Moustapha l’ha ripagato nel modo più esaltante. Ed è stato bellissimo vederlo sommerso dagli abbracci dei compagni e ascoltare Demiral in tv lodarne l’impegno spasmodico in allenamento.
La vittoria di Bologna è pesantissima: vale sei punti, non tre. Ma ancora più corroborante è la storia di Moustapha, una storia di integrazione, di sacrificio, di ricerca della felicità: il calcio è meraviglioso anche per questo. Una storia molto atalantina.