Il primo passo, nei momenti difficili, è prendere piena consapevolezza che le cose non stanno andando per il verso giusto e lavorare per cambiare quello che non va. L’Atalanta nel primo tempo di Napoli, contro una squadra certamente carica ma priva di un sacco di giocatori importanti, ha “giochicchiato”, creando poco o nulla e subendo 3 gol troppo “facili” dagli avversari. Facili nello sviluppo (prima rete), facili nel recupero palla con verticalizzazione (seconda rete) e facile nel cross sul secondo palo con traversone calibrato per chi arriva a chiudere (terzo gol).
I moduli e le strategia si costruiscono e rifiniscono con le scelte del tecnico, chiaro che Palladino è appena arrivato ed è giusto lasciargli tempo per fare il suo lavoro, ma in certi frangenti deve fare la differenza anche l’astuzia, la scelta, la posizione del corpo, la giocata individuale anche in fase difensiva del singolo giocatore. La preoccupazione che ha lasciato il primo tempo e che un po’ viene mitigata dalla bella prova della ripresa è legata proprio a questo aspetto: il progetto tecnico riparte con Palladino, ma dai giocatori deve arrivare qualcosa di importante in situazioni che, già altre volte, sono state gestite meglio.
A questi livelli, l’attenzione e la capacità di andare oltre ad un momento negativo possono fare tutta la differenza del mondo. Dopo il gol del 3-1 di Scamacca, con la squadra che aveva rischiato il 4-0 con McTominay respinto da Carnesecchi, la Dea poteva accorciare sul 3-2 ma ci sono state, oltre a buone occasioni, tante situazioni in è stato scelto il tiro invece del passaggio o viceversa. Questi aspetti, questi dettagli, queste sfumature vanno sistemati il prima possibile perché il tempo passa e i risultati che non arrivano sono pessimi amici. Davvero pessimi compagni di viaggio.