Nelle trattative, l'Atalanta fa pesare la Champions là dove non arriva con il denaro
Oltre al lato economico, nei discorsi con le altre squadre e, soprattutto, con i potenziali nuovi innesti la posizione europea pesa
di Fabio Gennari
La maglia dell'Atalanta, per il popolo nerazzurro, vale tantissimo. I professionisti che la indossano in Italia e in Europa imparano presto a capirne il peso e il significato, ma è innegabile che chi viene a giocare a Bergamo, soprattutto in questi ultimi anni, guarda principalmente al progetto tecnico e alla possibilità di disputare campionati di alto livello. In particolare, la qualificazione alla Champions League mette l'Atalanta nella posizione di poter trattenere i big e ingolosire nuovi giocatori in rampa di lancio.
L'ultimo esempio è quello di Koopmeiners dell'AZ Alkmaar, il capitano degli olandesi ha proposte anche da squadroni come Arsenal e Roma, lo ha sondato pure il Napoli, ma tutte queste squadre non hanno in mano la carta Champions, che invece ha l'Atalanta. Ecco perché i dirigenti orobici possono trattare anche spingendo un po' di più sui costi senza il grande rischio (concreto) di perdere il proprio obiettivo a favore di altre squadre. L'Atalanta non si svena sull'ingaggio, resta sempre fedele ai suoi principi.
Allo stesso tempo, il fatto di disputare la massima competizione europea permette alla squadra di Gasperini di contenere al massimo i rischi di chi ambisce a guadagnare molto di più: cambiare squadra significa probabilmente sistemarsi a livello contrattuale, ma i rischi di uscita da un meccanismo quasi perfetto come quello costruito da Gasperini e i suoi ragazzi, con un Mondiale come quello di Qatar 2022 ormai vicino, sono altissimi.
La vera garanzia di continuità del progetto, oltre alla presenza di Gasperini in panchina, è il livello delle competizioni che la Dea si trova ad affrontare. Giocare in Champions o in Conference League fa tutta la differenza del mondo. Per questo la conquista di uno dei quattro posti di vertice della A vale praticamente come un trofeo. E classificarsi a quel livello, per tre anni di fila, è una grandissima vittoria.