L'editoriale di Xavier Jacobelli

Non piangere Palomino, questa è una grande Atalanta. Verrà il tempo del trionfo

Non piangere Palomino, questa è una grande Atalanta. Verrà il tempo del trionfo
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di Xavier Jacobelli

Le lacrime di Palomino, gli occhi lucidi di Toloi, il sorriso amaro di Gasperini, l’amarezza dei bergamaschi sugli spalti di Reggio Emilia, teatro di una splendida finale. L’Atalanta si è arresa alla vera Juve, quella che troppe volte in questa stagione si era nascosta a se stessa e a Pirlo, capace di vincere la Supercoppa e la Coppa Italia nella sua prima stagione da allenatore in Serie A.

Ma non piangere Palomino e siano fieri di questa Dea i suoi giocatori, il suo allenatore, i suoi dirigenti, i suoi tifosi. Questa finale persa, per quanto la seconda nelle ultime tre edizioni, non deve essere considerata un punto d’arrivo, ma di ripartenza.

Il primo tempo a razzo aveva illuso i nerazzurri che, invece, nella ripresa hanno ceduto alla distanza, pagando gli sforzi di una stagione vissuta al massimo e scontando il confronto con avversari adusi vivere confronti di questa portata, alla diciottesima finale disputata negli ultimi dieci anni e alla quattordicesima Coppa Italia della loro storia ultrasecolare. Con questo, conquistato al Mapei Stadium, il solo Ronaldo allinea 34 trofei nella propria bacheca; i nerazzurri tutti insieme ne contano ventinove.

Questa Atalanta meritava la Coppa Italia per la straordinaria cavalcata di cinque anni d’oro, ma alla fine si è inchinata al valore degli avversari: il calcio è questo e bisogna accettare sempre il verdetto del campo. Consapevoli che fra tre giorni, la Dea potrà tagliare un altro traguardo storico: quel secondo posto, mai raggiunto prima in quasi 114 anni di storia. Non piangere Palomino: verrà il tempo del trionfo.

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