di Xavier Jacobelli
La Juve frena e l’Atalanta si compiace per un pareggio che sarebbe potuto essere una vittoria, se non ci fosse stato l’errore di Kossounou sfruttato da Cabal, al primo gol in Serie A, premio alla resilienza mostrata durante i lunghi mesi seguiti al grave infortunio che gli aveva fatto saltare l’intera stagione scorsa.
Nove punti nelle prime cinque giornate, due vittorie, tre pareggi, 10 gol fatti e 4 subiti: il bilancio di Juric, presentatosi a Torino con sei indisponibili (Bakker, Hien, Kolasinac, Scalvini, Scamacca e Zalewski), è ancora più positivo, tenuto conto che la Dea ha giocato in dieci contro undici gli ultimi 17 minuti (recupero compreso) a causa dell’espulsione di de Roon per doppia ammonizione.
Eppure, la Juve era partita pancia a terra, colpendo subito un palo di Kalulu e chiamando Carnesecchi a una grande parata su Adzic. L’Atalanta ha retto l’urto prendendo progressivamente campo, contro un’avversaria che aveva cambiato volto al suo attacco schierando l’inedito tridente Yildiz, Openda, Adzic. Tuttavia, proprio da una leggerezza del montenegrino è scaturita la prodezza di Sulemana, a conferma di quanto Juric avesse visto giusto consigliando il nazionale ghanese all’Atalanta, dopo averlo avuto alle dipendenze a Southampton.
Nelle prime cinque partite in Serie A, il nazionale ghanese ha già eguagliato i due gol segnati con i Saints nell’arco di 30 incontri. La rete alla Juve è scaturita da una spettacolare serpentina che ha fulminato Di Gregorio, permettendo a Kamaldeen di festeggiare con la spettacolare serie di capriole destinata a diventare il suo marchio di fabbrica.
Strepitosa la prova di Honest Ahanor, 17 anni, al debutto da titolare dopo avere già impressionato subentrando a Hien contro il Toro. Il giovanissimo difensore gioca con la grinta di un veterano e la spregiudicatezza della sua età, sorretto dalla prestanza fisica che gli ha consentito di vincere i duelli con l’avversario di turno.
Tudor, al terzo pareggio di fila (Borussia, Verona, Atalanta) considera mezzo pieno il suo bicchiere e ha le sue buone ragioni; è ancora imbattuto, tallona il Napoli prima del big match dei Campioni d’Italia con il Milan, conta tre vittorie, due pareggi, 9 gol fatti e 4 al passivo, ha 2 punti in più rispetto a Motta un anno fa. Adesso è chiamato a trovare un assetto stabile all’attacco, dove l’abbondanza non sempre ne premia le scelte. Yildiz è l’unica certezza e, per ciò stesso, inamovibile. È dalla rotazione fra Openda, Adzic, Zhegrova, David, Vlahovic che deve scaturire la formula più efficace, anche se è meglio averli questi assilli. Vlahovic, che l’anno scorso, di questi tempi, si ritrovò già terribilmente solo, là davanti, può confermare.