Ovazione e gratitudine per questa Dea stre-pi-to-sa. E rispetto per Ilicic

Nell’ultima di campionato dopo la ripartenza l’Atalanta incassa la prima, meritata sconfitta e s’inchina alla splendida Inter vista in azione a Bergamo. La Beneamata chiude il torneo in gloria, addirittura a un solo punto dalla Juve campione che lo scudetto ha vinto in modo disastroso (43 i gol subiti, 7 le sconfitte stagionali, l’ultima addirittura nella sera della festa): possiamo solo immaginare quanto Conte si stia mordendo le mani.
La Dea voleva arrivare seconda, ma finisce terza come un anno fa e a 4 punti dalla prima: un altro piazzamento, un altro exploit stre-pi-to-so. Il rammarico per non essere diventati vicecampioni d’Italia dev’essere minimo: questa Atalanta al primo ko dopo 17 risultati utili consecutivi, questa Atalanta che non perdeva dal 20 gennaio, questa Atalanta che ha stabilito e demolito una serie senza fine di primati, merita soltanto applausi, ovazioni, gratitudine infinita. Gasp e i suoi ci hanno abituati troppo bene in questi anni d’oro, scanditi da stagioni sempre più straordinarie come l'odierna che in Italia si chiude, ma in Europa si riaprirà il 12 agosto, a Lisbona, contro il Psg.
Nell’attesa, è il momento di tirare il fiato dopo lo sforzo sovrumano profuso da quando il torneo è ripartito, imponendo un ritmo forsennato che la Dea ha retto, prima di cedere proprio sul traguardo. Non importa, non importa nella maniera più assoluta. Quella foto di gruppo dei nerazzurri, con la riproduzione della Champions sormontata dal numero tre, quella maglia di Ilicic mostrata in prima fila, simboleggia un’annata pazzesca, ben sapendo che il meglio deve ancora venire, qualunque sia il risultato del 12 agosto.
Da inseguire anche nel nome di Josip: egli merita il massimo rispetto, da opporre alle insopportabili congetture, alle volgari intrusioni nella sua sfera privata, alle illazioni e persino alle analisi posticce di psicologi da strapazzo. Caro Ilicic, sappia che la stimiamo profondamente. Lei è uno di noi.