Pochi giorni al raduno e un obiettivo: dopo tanti anni, rinnovare il gioco della Dea

di Fabio Gennari

La mancanza di uomini per infortunio o infezione da Covid, la necessità di averne di nuovi e il fisiologico logorio di elementi chiave del passato che non riescono più a essere decisivi per il futuro sono tutti motivi validi per spiegare l'anno di flessione dei bergamaschi. L'Atalanta, tuttavia, deve far i conti con numeri eloquenti: 25 gol in meno segnati e la sensazione che gli avversari ormai conoscano il gioco della squadra sono segnali che portano a una domanda: cosa può fare il tecnico per tornare a proporre una Dea capace di creare una grande quantità di occasioni da rete e fare tanti gol?

Il gioco sulle fasce, la capacità di fraseggiare palla a terra cercando l'imbucata giusta, la qualità degli uomini offensivi che possono trovare la giocata giusta negli ultimi 16 metri sono tutte caratteristiche che le squadre di Gasperini hanno dimostrato di avere ma che l'anno scorso hanno pagato poco. Molto poco. Si può tornare a fare meglio quello che tutti abbiamo ammirato, ma gli avversari ti studiano e ti conoscono, cercano di arginarti e di colpirti: le imbucate centrali e il baricentro molto basso delle avversarie che hanno spesso vinto a Bergamo nella passata stagione sono un indicatore preciso che bisogna cambiare qualcosa.

L'Atalanta, ad esempio, ha segnato troppo poco da lontano (nonostante giocatori come Malinovskyi e Koopmeiners abbiano un tiro formidabile) ma anche da situazioni di calcio piazzato (soprattutto su calcio d'angolo). Il tecnico di Grugliasco è uno stratega, durante le recenti vacanze in Sicilia tra Noto, Avola e Marzamemi avrà senza dubbio avuto la possibilità di ricaricarsi e di pensare a come far tornare la Dea quella macchina da calcio spesso ammirata nelle ultime, fantastiche, stagioni.