Prima delle vittorie c'è altro: l'Atalanta cambia, ma è sempre lo stesso schiacciasassi
In questa stagione è capitato già altre volte di sottolineare la forza del gruppo e delle alternative, ma ogni partita è una conferma
di Fabio Gennari
Le vittorie fanno sempre bene. Quella contro il Cesena è la numero 16 nelle 24 partite giocate finora dalla Dea tra Supercoppa Uefa, campionato, Champions League e Coppa Italia. Ma al netto del successo e del passaggio del turno, ci sono segnali molto importanti che arrivano da tutti i giocatori che girano nelle rotazioni di Gasperini: nonostante chi scende in campo nei cambiamenti proposti dal tecnico (magari meno di quelli attesi), la squadra macina gioco alla stessa maniera. Con risultati molto simili.
È importante sottolineare che la differenza la fanno sempre approccio e spirito. Quello che esalta i tifosi è vedere Toloi giocare con quella grinta dopo settimane in cui ha fatto più panchina che campo, piuttosto che Samardzic e De Ketelaere puntare la porta a quella maniera, Retegui lottare come se cercasse il primo gol o Djimsiti in proiezione offensiva nonostante il risultato sia già sul 4-0.
Le partite sono tutte diverse e riuscire a imporre il proprio gioco è difficile: se i risultati arrivano anche cambiando tanto, significa che il gruppo è davvero forte.
Mettersi in discussione e a disposizione della squadra giocando una manciata di minuti ogni due mesi è da grandi uomini prima che calciatori. Dentro lo stanzone di Zingonia c'è chi gioca sempre tutta la partita, ma anche chi non si vede in campo e spinge gli altri a fare sempre di più per confermarsi migliore agli occhi dell'allenatore.
Quando i titolari fanno bene è positivo, quando quelli che subentrano decidono le partite è ancora più bello. E se, pensando alla prossima, si trovano comunque due o tre alternative in ogni reparto, vuol dire che il gruppo sta rispondendo. Alla grande e tutti insieme.