Prima di criticare Petagna leggete un po' i suoi numeri

Prima di criticare Petagna leggete un po' i suoi numeri
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L’Atalanta ha un signor centravanti, si chiama Andrea Petagna e anche se non segna ancora come tutti vorrebbero, il suo lavoro è determinante per il gioco nerazzurro. Domenica contro l’Udinese la tifoseria orobica ha dovuto ingoiare un boccone amarissimo: la sconfitta è stata assurda, la gara l’ha fatta la Dea... Ma il calcio è anche questo. Nel nome del “Dio risultato”, però, è inconcepibile mettere in discussione il migliore in campo perché gioca da centravanti e non segna. Andrea Petagna è un classe 1995 e nella Dea di oggi è insostituibile, al pari di Gomez.

 

Atalanta's Andrea Petagna (l) and Udinese's defender Felipe during the Italian Serie A soccer match Atalanta vs Roma at Stadio Atleti Azzurri d'Italia in Bergamo, Italy, 11 December 2016.  ANSA/PAOLO MAGNI

 

Perché Petagna è imprescindibile. Lo schema di gioco di Gasperini, quello che sta regalando prestazioni da applausi, è costruito a immagine e somiglianza dei tre giocatori d’attacco. Gomez parte da sinistra e ogni volta che scende in campo è decisivo, Kurtic si allarga a destra ma la sua intelligenza tattica lo porta spesso ad accorciare dentro al campo (segna e spesso regala palloni decisivi) e poi c’è Petagna. Normalmente, il numero 29 triestino si trova a battagliare con 2 o addirittura 3 avversari e passa la maggior parte del tempo spalle alla porta. Un centravanti normale si limiterebbe a difendere palla appoggiando per un compagno, Andrea Petagna invece no. Lui combatte, accorcia, dribbla, cambia gioco, si volta e punta la profondità e qualche volta calcia pure in porta. Badate bene: solo qualche volta. Perché lo sviluppo della manovra palla a terra, gli inserimenti dei centrocampisti e le sovrapposizioni sulle fasce con i tempi giusti dipendono dalla saggezza tattica di questo lungagnone dallo sguardo da latin-lover.

 

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I numeri della sua stagione. Andrea Petagna questa stagione ha collezionato 12 presenze di cui 10 da titolare e 2 da subentrato. I minuti complessivi sono 879, i gol realizzati sono 3 a fronte di 10 tiri in porta, 4 tiri fuori e 12 occasioni complessive. Petagna ha a disposizione un'occasione da gol (in media) a partita. Questo accade perché il ragazzo gioca in funzione della squadra, non della porta. I suoi assist (intesi come passaggi che liberano un compagno al tiro) sono 8, i falli fatti sono 21 e quelli subiti solo 12. Le palle recuperate si fermano a quota 4, quelle perse sono 36. Anche qui, i numeri sono eloquenti: Gomez (tanto per fare un esempio) ha fatto 9 falli e ne ha subiti 41: il suo gioco è diverso e spesso gli si chiede l’uno contro uno, lo scatto, la scintilla. A Petagna, mister Gasperini chiede un lavoro molto diverso e la sua partecipazione attiva alla manovra è fondamentale: solo così si spiegano i tanti falli fatti e le tante palle perse.

 

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Petagna meglio di Belotti e Vieri. Abbiamo fatto una piccola ricerca prendendo ad esempio due giocatori che sono stati centravanti di livello. Se per Vieri bisogna parlare al passato, il “Gallo” Belotti è sulla bocca di tutti visto l’ultimo biennio. Ma ci siamo posti una domanda: all’età di Petagna, Vieri e Belotti che combinavano? Dove giocavano? Quanto giocavano? Il dato che emerge è curioso e va tutto a favore dell’attuale centravanti della squadra atalantina. Mentre Petagna (classe 1995) gioca titolare fisso in serie A con 10 gare su 16 di campionato, Andrea Belotti (classe 1993) alla stessa età del collega di reparto giocava a singhiozzo con la maglia del Palermo. I gol realizzati nelle prime 16 gare della stagione 2014/2015 erano gli stessi (3 sia per Belotti che per Petagna) ma le gare da titolare molte meno (5 contro le 10 del nerazzurro) e i minuti ufficiali erano fermi a quota 591. Bobo Vieri, uno che in carriera ha segnato 233 gol in 470 partite mettendo nelle gambe 33 mila minuti e vincendo un po’ tutto in Italia e in Europa, alla stessa età di Petagna giocava nel Venezia, in Serie B. Correva l’anno 1994, il classe 1973 faceva a sportellate con la maglia arancioneroverde e anche se il primo gol lo segnò proprio a Bergamo (0-3 a favore del Venezia) non era ancora ai livelli del Petagna di oggi.

 

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Come sfruttare meglio Petagna? C’è Paloschi. Pinilla a gennaio lascerà l’Atalanta, in rosa c’è Pesic ma il grande interrogativo riguarda Alberto Paloschi. Se anche l’ex Chievo dovesse levare le tende una volta risolto il problema al tendine del ginocchio, dal mercato servirebbe un rinforzo. Se questo non accadesse, la “patata bollente” passerebbe in mano a Gasperini. Questi sono problemi che ogni allenatore vorrebbe avere: lo schieramento base prevede Gomez e Kurtic ai lati di Petagna con Kessie e Gagliardini (o Freuler) a supporto, ma è giusto ragionare su qualche variante tattica che permetta di sfruttare anche Paloschi.
Voci di mercato a parte, con Kessie in partenza per la Coppa d’Africa, il sostituto naturale è Freuler. Non è utopia pensare che Kurtic possa venir arretrato liberando Paloschi nel tridente. Con Gasperini, il ragazzo bergamasco non ha mai giocato da centravanti. Spirito di abnegazione e volontà non gli mancano, se si trovasse una formula per far coesistere Gomez, Petagna e Paloschi la propulsione della squadra (dall’inizio o a gara in corso) potrebbe fare un ulteriore salto di qualità. Magari non è una soluzione praticabile, o forse Gasperini ci sta già pensando. Il tempo ci dirà molte cose, ma il punto fermo, in tutto questo, resta Andrea Petagna. Un ariete pagato un milione di euro abbondante che oggi vale già dieci volte tanto.

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