Quel pugno di Retegui alla panchina una volta sostituito è un segnale fondamentale
Il numero 32 della Dea sta puntando al vertice della classifica marcatori e a Firenze ha dimostrato di non essere contento quando viene tolto

di Fabio Gennari
Mateo Retegui è uscito arrabbiato dal campo del Franchi. Il numero 32 degli orobici era contrariato, si è seduto in panchina - nella parte più esterna - e ha rifilato un pugno al vetro della struttura.
Non era contento. Se del cambio o della prestazione è secondario, perché quando un giocatore lascia il terreno di gioco con quello spirito, per i tifosi, l'ambiente e il gruppo il segnale è molto positivo.
Il centravanti ci teneva tantissimo a giocare e a rimanere in campo. Non è la prima volta che viene tolto presto ed era già successo di vederlo esternare il suo stato d'animo in maniera plateale. Si tratta di segnali che fanno pensare e che vanno presi come uno stimolo per il futuro, perché Retegui è il capocannoniere del campionato e ha una voglia matta di vincere il titolo: sarebbe il secondo nerazzurro della storia a riuscirci dopo Inzaghi (stagione 1996/97).
Tra l'altro, Retegui è un valore aggiunto importantissimo per l'Atalanta anche in termini finanziari. A differenza di Kean, la società orobica ha il pieno controllo del cartellino del suo attaccante (per giocatore della Viola, invece, c'è una clausola da 53 milioni) e quindi si può programmare il futuro con un approccio molto diretto. Intanto, restano otto partite per conquistare un piazzamento in Champions. Forza Dea, dipende tutto da te!