Le sviste all'inizio e alla fine che ci fan perdere le partite

Le sviste all'inizio e alla fine che ci fan perdere le partite
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Per strappare risultati importanti l’Atalanta deve stare sul pezzo, in partita, concentrata dal primo all’ultimo minuto. Dopo 14 giornate di campionato sono ormai troppi gli esempi di gol presi a freddo o sul filo di lana, che certificano una piccola grande mancanza del gruppo orobico: è successo quando non si segnava, ma anche nel filotto di quattro vittorie ottenute nel mese di novembre, ed è chiaro che bisogna assolutamente invertire la tendenza se si vogliono evitare rincorse faticose in termini di dispendio fisico.

 

 

I gol in avvio. L’Atalanta ha subito reti o situazioni pericolose in avvio di gara contro diverse squadre. Il palo di Ciano con il Frosinone, la rete di Pastore a Roma, quella di Higuain a Milano, di Mbaye a Bologna e di Ruiz contro il Napoli sono tutte dimostrazioni di come, se l’Atalanta non approccia bene la partita, aggiunge difficoltà evidenti a sfide che già sono spesso molto equilibrate. Lo stesso rigore subito da Icardi contro l’Inter, nonostante si parli di avvio della ripresa, poteva rovinare una gara che è poi finita 4-1 grazie ad una prestazione leggendaria.

Riguardando le varie azioni incriminate, in tutte si notano errori di posizionamento o di marcatura che i protagonisti solitamente non commettono. La domanda quindi è semplice: si può in qualche modo evitare questi errori? Trattandosi di un problema attenzione e di approccio mentale alle gare, la risposta è sicuramente positiva, ma più che di lavoro sul campo qui entra in gioco la capacità dei giocatori di calarsi subito nel match: contro il Napoli, l’errore di Hateboer nel primo posizionamento è decisivo, e trattandosi di almeno un paio di metri è chiaro che non si tratti di una mancanza di tempi o di abitudine al movimento. È semplice disattenzione.

 

 

La zona Cesarini: gioie e dolori. Per quanto riguarda i finali di partita, il discorso è un po’ diverso. Contro il Milan il gol del pareggio è arrivato proprio grazie al forcing finale, così come l’Inter ha visto arrivare il 4-1 di Gomez poco prima del fischio finale. Ma contro il Chievo (rigore di Birsa causato da Gollini), la Fiorentina (punizione di Biraghi), l'Empoli (gol di Silvestre) e il Napoli (rete di Milik) sono stati persi punti anche importanti che potevano regalare una classifica migliore. Negli ultimi 180 minuti, ad esempio, si poteva tranquillamente arrivare a quota 20. Certo, il problema legato al finale di partita può essere causato dallo sforzo fatto in avvio, a Bologna ad esempio la grande occasione di Palacio è arrivata dopo che la Dea aveva ribaltato il risultato con Mancini e Zapata e anche con il Napoli il gol decisivo è arrivato dopo una ripartenza in cui la Dea ha cercato di vincere finendo poi per perdere. La filosofia di Gasperini è comunque questa: non si accontenta mai del pareggio e prova sempre a vincere anche a costo di uscire con nulla in mano. A Roma, dopo il 3-3, se Gollini non compie una grande parata su Kluivert finisce 4-3 per i giallorossi.

 

 

Come si cresce? Solo esperienza. Quello evidenziato è comunque un problema risolvibile e si tratta solo di maturare esperienza di gioco e di gestione delle energie fisiche e mentali. Andando sempre avanti alla ricerca del gol può succedere di incappare in errori che risultano decisivi, ma questo è anche il bello della Dea di Gasperini. Mai la squadra gioca in modo speculare all’avversario, l’esempio migliore di come si cerchi sempre di avanzare è proprio il gol preso da Milik con Palomino troppo avanti rispetto a Masiello e Mancini. Allenando l’attenzione e gli automatismi, tutte le scalate in avanti e indietro dei giocatori mentre si applicano alle due fasi diventano decisive, anche perché va sottolineato come alla protezione della porta partecipino sempre anche le punte. Gomez, Zapata e Rigoni hanno fatto vedere più volte quanto sia fondamentale il ripiegamento degli attaccanti: se l’Atalanta gioca di squadra e lo fa per tutti i 95 minuti di partita, il risultato è aperto contro chiunque.

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