Settori giovanili, Luca Percassi ringrazia la Figc e punzecchia Governo e ministro Abodi
Il dirigente della Dea è tornato a parlare dell'imminente riforma che Roma vorrebbe varare e che rischia di creare molti problemi ai vivai dei club
di Fabio Gennari
Il tema è delicato, molto delicato. Lo abbiamo trattato con un approfondimento sul numero del PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 6 giugno (l'edizione digitale potete comprarla e leggerla QUI), ma oggi (4 giugno) sono arrivate altre importanti dichiarazioni da parte dell'amministratore delegato nerazzurro, Luca Percassi.
A margine dell'evento per la presentazione del nuovo logo della Serie C, il dirigente atalantino è tornato sulla questione del vincolo sportivo per i ragazzi del settore giovanile rispondendo a una domanda, in diretta tv, sulla squadra Under 23. Il punto è che l'imminente riforma dello sport varata dal Governo andrebbe a rimuoverlo, creando un vero e proprio tsunami sul mondo delle giovanili del calcio italiano.
«Il nostro obiettivo è sempre quello di crescere ragazzi e portarne il più possibile in prima squadra - ha affermato Percassi -. Nel settore giovanile il lavoro è molto importante e impegna tantissime risorse. A proposito del lavoro con i ragazzi, colgo l’occasione per ringraziare il Consiglio Federale che ha approvato una norma a tutela del settore giovanile. La nostra speranza, come movimento calcio, è che il ministro Abodi e il Governo si rendano conto di quanto sia importante tutelare e proteggere vivai: i futuri campioni che giocheranno per la Nazionale arrivano da lì».
L'Atalanta è da sempre protagonista anche nei campionati dei ragazzi, alla prima esperienza tra i professionisti con l'Under 23 i giocatori allenati da Modesto hanno fatto molto bene e sono arrivati ai play-off. «La vittoria in Europa League è stata straordinaria, quello che cerchiamo di fare è partire dal settore giovanile per poi portare il maggior numero possibile di ragazzi in prima squadra: l'iscrizione della nostra squadra U23 in Serie C è un motivo di grande orgoglio, perché permette ai ragazzi che escono dalle giovanili di fare un ulteriore step intermedio tra la "cantera" e il mondo delle prime squadre».