Le statistiche

Tiro da fuori? Il vero volto della Dea è la capacità di giocare dentro l'area avversaria

I numeri dicono che nella sfida dell'Olimpico la squadra orobica ha giocato tantissimo negli ultimi 16 metri avversari, pur concretizzando solo un'occasione

Tiro da fuori? Il vero volto della Dea è la capacità di giocare dentro l'area avversaria
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Di Fabio Gennari

I dati di Roma-Atalanta, gara valida per la 32esima giornata di Serie A pareggiata incredibilmente dalla Dea per 1-1 dopo una partita dominata per almeno 70' minuti, lasciano grande fiducia per il futuro ed evidenziano una caratteristica ormai consolidata della formazione orobica: la ricerca del gol non è affidata alle doti di uno dei tanti ottimi giocatori a disposizione di Gasperini, ma è figlia di una precisa identità di gioco.

Tra i tanti numeri a disposizione nel report della Lega Calcio ce n’è uno che impressiona se rapportato al possesso palla e al “volume” di gioco proposto dalle due squadre. Nonostante i padroni di casa abbiano chiuso con il 61% di possesso palla, ben 462 passaggi riusciti contro i 296 dei nerazzurri e una precisione dell’82% (l’Atalanta si è fermata al 79%), la squadra orobica ha calciato di più (22 a 14), lo ha fatto meglio (9 a 3 le conclusioni in porta) e sempre da dentro l’area di rigore (il 100% delle conclusioni effettuate).

Il portiere della Roma, Pau Lopez, ha fatto 8 parate, di cui alcune decisive, e il fatto che la squadra di Gasperini abbia sempre cercato la conclusione ravvicinata nonostante ci fosse in campo, ad esempio, uno come Malinovskyi che pochi giorni prima, con la Juventus, aveva fatto vedere di cosa è capace se arma il sinistro da lontano, è la conferma di come Gasperini chieda ai suoi di arrivare al tiro palla a terra, sfruttando tutte le (numerose) linee di passaggio che si aprono.

Un altro numero che conferma questo tipo di tendenza è quello relativo ai tocchi in area di rigore. L’Atalanta ne ha collezionati ben 41 contro i 24 avversari. Giocate come quella che sul finire del primo tempo ha portato al tiro Malinovskyi (cross di Maehle, sponda di Zapata, conclusione mancata da Gosens e sinistro alto dell’ucraino) sono emblematiche di come i bergamaschi cerchino sempre di avvicinarsi con tanti uomini alla zona più pericolosa.

Sbagliare tanto è un difetto, ma continuare a proporre un calcio avvolgente in tutte le partite è un segnale di come la squadra abbia perfettamente chiaro cosa serve per vincere ed essere protagonista nella corsa Champions. Se, ad esempio, uno come Muriel, che è sempre stato il cecchino per eccellenza del reparto avanzato, sbaglia gol come quello della ripresa su assist di Zapata, c’è poco da fare se non pensare che la prossima volta le cose andranno diversamente. È nella normale evoluzione delle cose.

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