Tra attesa e possibili sorprese: gli investimenti si fanno, ma non bisogna sbagliare
I dirigenti della Dea sono impegnati a completare la rosa. Il tempo stringe e mancano degli elementi, ma non c'è bisogno di farsi prendere dalla foga

di Fabio Gennari
Il tempo passa, i dirigenti sono al lavoro e la Dea va completata con un paio di tasselli: un centravanti e un laterale sinistro. Ce lo diciamo da un po' di giorni, la situazione è chiara a tutti e non c'è molto da aggiungere. È chiaro che prima si chiudono queste operazioni e meglio è, ma il tema è che i tempi del mercato non li decide solo chi compra, anche perché non è sempre e solo una questione di soldi. Certo, basterebbe metterne una montagna sul piatto e tutti direbbero di sì, ma non funziona così.
L'Atalanta non ha mai lesinato, negli ultimi anni, investimenti importanti. Per la sua dimensione, senza mai esagerare e soprattutto senza mettere in sofferenza il bilancio. Questo è un merito. Infatti la Dea viene considerata da tutti un esempio di buona gestione economica tra le realtà importanti del calcio.
Se vai dal Lecce con 30 milioni, Krstovic arriva subito. Ma li vale? Ed è quello che serve? Oggi il Crystal Palace per Mateta, il Fulham per Muniz e il Genk per Arokodare non chiudono alle partenze dei propri giocatori, ma sparano altissimo (si parla di cifre tra i 40 e i 50 milioni di euro, forse pure di più). L'Atalanta non si tira di certo indietro, per Mateta ha fatto una prima offerta da 35 milioni e la sensazione è che si potesse salire ancora, ma bisognerebbe conoscere nei dettagli le richieste per valutare la situazione. E non conta che ne sono entrati quasi 70 da Retegui, basti pensare che l'anno della cessione di Hojlund ne arrivarono pure di più.
È vero, bisogna fare il prima possibile, siamo al 7 agosto e il campionato inizia il 24. Ma la cosa più importante è prendere giocatori davvero funzionali al nuovo progetto targato Juric, non aggiungere pezzi al gruppo tanto per fare volume. E per farlo serve incastrare tutti i pezzi del puzzle: entità dell'investimento, volontà del giocatore e ok della società che cede. Non è semplice, non lo è per nessuno. Quindi calma e gesso che le stagioni sono lunghe. I dirigenti della Dea sono competenti e la proprietà non vuole di certo ridimensionare le ambizioni del gruppo.