Tridente oppure no? Gasperini sta cambiando spesso, i giocatori per farlo ci sono
Lo stesso tecnico, prima di altri, sostiene che se stai fermo alla fine ti capiscono e non vinci più. Ecco perché le varianti che propone pagano
di Fabio Gennari
Sul piano tattico, nelle quasi 400 partite di Gasperini con l'Atalanta (gliene mancano appena tre per la cifra tonda), abbiamo quasi sempre commentato le formazioni iniziali con questa certezza: se l'avversario si mette a quattro in difesa, Gasp sceglie il trequartista dietro due punte larghe; se l'avversario gioca a tre, spazio al tridente.
Durante le partite spesso si vedono variazioni, ma la predisposizione del tecnico, di solito, è questa. Con sfide come quella contro l'Arsenal a Bergamo, ad esempio, che sono la classica eccezione che conferma la regola.
Quello che abbiamo visto più volte e stiamo continuando a vedere, tuttavia, è una variabilità abbastanza marcata delle soluzioni a gara in corso che permettono alla Dea di muovere i suoi uomini e quindi muoversi senza dare troppi punti di riferimento. A Lecce, ad esempio, la squadra ha iniziato a macinare occasioni quando Brescianini si è alzato sulla linea di Retegui e De Keteleaere nonostante la difesa a quattro dei salentini. Quando il mister vede che il gioco si blocca o si ingolfa, due cenni ai giocatori in campo e via.
Si può fare questo sostanzialmente per due motivi: l'imprinting tattico ormai è quello, il grosso dei titolari è qui a Bergamo da parecchio e i risultati si vedono anche se cambi un paio di elementi. In secondo luogo, giocatori come Samardzic e Zaniolo sanno adattarsi, Cuadrado pure e lo stesso Pasalic, in caso di bisogno, può muoversi sia nel tridente che come trequartista. Insomma, l'Atalanta davanti segna molto ma ha pure margini di miglioramento rilevanti e sotto gli occhi di tutti per provare a sognare in grande. Ancora una volta.