L'editoriale di Jacobelli

Una dolce rivincita nerazzurra sui fiamminghi. La Dea non si è disunita e Juric brinda

Sette mesi sono stati lunghi da passare per l'Atalanta che il Bruges eliminò nei playoff dell'ultima Champions

Una dolce rivincita nerazzurra sui fiamminghi. La Dea non si è disunita e Juric brinda

di Xavier Jacobelli

Sette mesi sono stati lunghi da passare per l’Atalanta che il Bruges eliminò nei playoff dell’ultima Champions. Alla vigilia, Juric aveva rimarcato quanto i suoi giocatori tenessero a prendersi la rivincita sui belgi. Si è visto, nonostante gli indisponibili fossero addirittura sette (Bakker, De Ketelaere, Hien, Kolasinac, Scalvini, Scamacca, Zalewski). Come se non bastasse, in corso d’opera sono stati costretti a uscire Kossounou e Bellanova.

Quando i fiamminghi sono passati in vantaggio con Tzolis, che alla Dea ha segnato un altro gol, la Dea ha avuto la forza di non sbandare. Non si è disunita. Ha sofferto sì il palleggio prolungato degli avversari che puntavano a sfiancarla, ma Carnesecchi stavolta non è stato chiamato a fare miracoli. Il Bruges si è confermato un’ottima squadra, tatticamente bene organizzata: i quattro gol rifilati al Monaco il 18 settembre, nel turno d’esordio, non erano stati un caso.

Juric ha mandato in campo dal primo minuto sia Ederson, recuperato dopo l’operazione di menisco, sia Lookman, di nuovo in maglia nerazzurra a quattro mesi e mezzo dall’ultima volta che l’aveva indossata. Entrambi hanno un’ora di autonomia nelle gambe, com’è logico che sia, e quando Ivan ha deciso di richiamarli, inserendo Samardzic e Sulemana, ha cambiato la partita dopo che, già all’inizio del ripresa, gli ingressi di Zappacosta e Musah avevano innervato il centrocampo. Il serbo ha dato un nuovo impulso alla manovra offensiva sostenuta dallo scatenato Southampton, in autentico stato di grazia.

Su tutti, si è stagliato Pasalic. Lui ha avuto la forza di proseguire l’azione d’attacco avviata da Musah procurandosi il rigore trasformato da Samardzic con invidiabile freddezza; lui ha firmato il gol della vittoria, il sessantunesimo da quando gioca in Italia, un premio a questo formidabile tuttocampista che ogni allenatore desidererebbe avere in squadra. A proposito di allenatore: Juric in Champions League ha fatto debuttare Ahanor, 17 anni, impressionante per la personalità da veterano e, per la seconda partita di fila, ha promosso titolare il talentuoso Bernasconi, 21 anni, protagonista di un’ottima prova. Due ulteriori acuti per celebrare nel modo migliore il primo successo della carriera in Champions League. Salute, Ivan.