In luna di miele allo stadio Andrea, tifare Dea a Napoli

In luna di miele allo stadio Andrea, tifare Dea a Napoli
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«Ho 65 anni e (mi dicevano i miei) tifo Atalanta dall'età di sei anni. Il motivo non lo conosco, me lo hanno chiesto non so quante volte (spesso non dico per quale squadra faccio il tifo proprio per non sentirmi chiedere questa cosa...). Il motivo comunque non mi interessa: l'Atalanta fa parte della mia vita e sto bene con Lei. Riconosco che ci sono periodi in cui Lei è avara di soddisfazioni, ma chissenefrega, io mi godo quello che la Mia squadra mi può dare e sono contento così». Lui si chiama Andrea, leggendo queste prime righe può sembrare la semplice storia di un tifoso atalantino un po’ avanti con l’età che narra la nascita della sua passione. Ed invece Andrea, voce squillante e parlantina coinvolgente, arriva da Napoli. Provate a pensarci un attimo: 65 anni, tifoso dell’Atalanta da quasi sei decenni. Incredibile, vero?

Un Amore totale. L’Amore di Andrea per l’Atalanta è certificato anche da alcuni dettagli che, ai più, saranno sfuggiti. Fateci caso: quando parla dell’Atalanta, l’amico partenopeo, usa sempre la lettera maiuscola. È una forma di rispetto, una scelta particolare di chi vive un amore a distanza talmente forte che non se lo spiega, ma nemmeno lo tratta con semplicità.

La prima volta a 8 anni. Ma uno che abita così lontano, là dove Maradona è diventato per tutto il mondo Maradona, quando ha visto per la prima volta i suoi beniamini allo stadio? «La prima partita dal vivo l’ho vista a soli otto anni. Ero allo stadio del Vomero, Napoli-Atalanta finì 2-2: credo che da quel giorno non mi sia più perso una partita della Dea qui a Napoli e, naturalmente, ho fatto sortite a Foggia, Bari, Taranto, Roma, oltre naturalmente le altre città campane».

 

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Era fine anni Cinquanta. Quel Napoli-Atalanta risale alla stagione 1957/1958, si giocava in serie A. Da quel giorno, ogni Napoli-Atalanta ha visto Andrea sugli spalti, una vera impresa se si immagina quanto potesse essere dura, all'epoca, vivere l’Atalanta da Napoli. «Ricordo il periodo in cui i contatti con la mia squadra erano limitati al trafiletto (quando c'era) sulla Gazzetta dello Sport. Altrimenti restavano solo le cronache via radio. I miei amici mi hanno preso in giro non so quante volte per un Fiorentina-Atalanta: finì 7-1, ma io riuscii ad esultare in maniera più che vistosa perché il nostro goal era stato realizzato da Domenghini, il nostro bomber di allora».

Il viaggio più importante al Brumana. L’episodio che, forse, meglio rappresenta la viscerale passione di Andrea per l’Atalanta risale al 1977. Campionato di serie B, a Bergamo si giocava Atalanta-Rimini e per lui fu la prima volta allo stadio di Bergamo. Il dettaglio? Venne ai piedi di Città Alta in viaggio di nozze. «Mi sono sposato nel giugno del 1977 e per il viaggio di nozze mi sono fatto un regalo bellissimo: la prima volta al Brumana. Atalanta-Rimini, vincemmo per 2-1. Ero emozionatissimo, non dicevo una parola sugli spalti perché ero convinto che i tifosi mi avrebbero guardato con diffidenza visto l'accento non proprio bergamasco. Volevo che mi sentissero uno di loro, per me questa era una sensazione strana e bellissima in quanto il tifo per me era sempre stata una pratica solitaria».

 

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Il suo "derby" col Napoli. Atalanta-Napoli, per Andrea, rappresenta qualcosa di speciale. E se al San Paolo non manca mai, quando si gioca a Bergamo l’occasione è ghiotta: «A ogni Atalanta-Napoli, per tradizione, invito a pranzo un folto gruppo di parenti ed amici per poi assistere insieme alla partita. Dal fischio d'inizio fino alla fine, eccomi a recitare il solito copione del "diverso", in lite continua col "branco". Che spettacolo».

I campioni di ieri, le difficoltà di oggi. Ma per uno che ha vissuto sempre le gesta nerazzurre con tanto trasporto, quali sono i giocatori che sono rimasti nel cuore? Andrea ci pensa un attimo e poi, d’un colpo, attraversa anni e anni di storia atalantina per nominare uomini prima ancora che campioni. «Tra i giocatori di sempre che più ho amato ci metto Cometti, F.Nielsen, Moro (come ho sofferto quando fu ceduto…), Mereghetti, Nicolini. Poi c’è il più grande di tutti, un uomo su di un altro livello: lui, Glenn Stromberg. Inarrivabile». L'amico partenopeo chiude con un saluto a tutti i tifosi nerazzurri ed un grazie allo Staff di Atalantini.com: «Per chi come me vive lontano sono importantissimi, grazie a loro mi sento parte del gruppo e non un emarginato lontano da tutti».

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