L'editoriale di Jacobelli

Una sconfitta che conferma le cose buone di Lecce. E tutti quei giovani dentro nel finale...

Palestra, Cassa e Manzoni hanno confermato perché la Dea creda fortemente nel suo processo di italianizzazione

Una sconfitta che conferma le cose buone di Lecce. E tutti quei giovani dentro nel finale...
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di Xavier Jacobelli

Una partita splendida, giocata a viso aperto da due squadre coraggiose, pronte ad affrontarsi ribattendo l'una all'iniziativa dell'altra, colpo su colpo. Alla fine ha vinto il Toro, un gran bel Toro, il cui successo è stato custodito dalla prodezza di Milinkovic-Savic al 96', quando ha parato il rigore a Pasalic, dopo che l'Atalanta aveva colpito la traversa con Retegui e il palo con De Ketelaere.

Anche i granata però, in precedenza, avevano esaltato la bravura di Carnesecchi, già in forma smagliante come Retegui, al terzo gol nelle prime due partite di campionato.

Da un lato, la vittoria dei granata, nel nome dei tifosi e di Vanoli, schiena dritta, dignità e coraggio nel criticare alla vigilia la cessione Bellanova, che ha scatenato la sacrosanta protesta di un popolo da diciannove anni stanco di vedere sistematicamente tradita la propria passione da una gestione che non sa che cosa sia la passione Toro.

Dall'altro, una sconfitta maturata a causa dell'errore fatale dal dischetto che, tuttavia, ha confermato le molte cose buone notate a Lecce sul conto di un'Atalanta tuttora in fieri, ma con un organico da Champions; a Torino evidentemente competitiva, pur in campo senza Koopmeiners, Lookman, Kolasinac, Toloi, Scalvini, Scamacca e Bellanova, l'ultimo arrivato che debutterà venerdì a San Siro in casa dell'Inter.

Oltre a Carnesecchi e a Retegui, note ancora positive sono venute da De Ketelaere; sensazioni corroboranti sono state offerte da Samardzic e Zaniolo, esordienti in nerazzurro nel finale, quando Palestra, 19 anni, Cassa, 18 anni e Manzoni, 19 anni, hanno confermato perché la Dea creda fortemente nel suo processo di italianizzazione, continuando a lanciare anche i giovani talenti del suo vivaio.

Nel Toro ha brillato Adams: lo scozzese promette di essere uno dei protagonisti della stagione granata, l'intesa con Zapata funziona già benissimo, sorretta da Ilic e Ricci, vere anime del centrocampo. Venerdì a mezzanotte il mercato chiuderà: se Cairo non cederà altri pezzi da novanta, e, al contrario, darà a Vanoli i rinforzi richiesti, farà finalmente una cosa giusta. Anche se le proteste dei ventimila in marcia prima della partita gli rimbomberanno nelle orecchie per molto tempo a venire.

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