In Italia sono quasi due milioni le famiglie che usufruiscono dei servizi di colf o badanti, ma solo la metà gestiscono rapporti regolari o contrattualizzati. A Bergamo il panorama non cambia, anzi, peggiora: gli ultimi numeri bergamaschi parlano di una popolazione “bisognosa” di circa 60 mila persone, delle quali poco più di un decimo (6.400) ha trovato posto nelle Rsa della provincia.
L’allarme arriva da Cisl Bergamo. «Ne consegue – spiega il sindacato – che il numero di meno di 5.935 badanti registrati all’Inps è assolutamente insufficiente e sicuramente espressione lampante del tanto sommerso che anima questo specifico settore».
I contratti crollano anno dopo anno
A Bergamo, osserva Cisl, nel corso dell’ultimo anno si è spesa una cifra “ufficiale” di circa 150 milioni di euro per gli stipendi dei collaboratori domestici. Considerando che i lavoratori “regolari” si misurano, indicativamente, solo per il 48 per cento dell’intera forza lavoro occupata nel settore, è facile pensare che se ne sia speso almeno altrettanto per pagare le tante lavoratrici che non hanno (o non vogliono) un contratto.
A questo proposito, il sindacato sottolinea come complessivamente fra colf e badanti l’occupazione a Bergamo era di 13.931 persone nel 2021, di 13.303 nel 2022 e di 11.392 nel 2023, con una continua discesa dei contratti regolari. Nel 2024 i datori di lavoro domestici regolari sono diminuiti di quasi il 2 per cento, proseguendo il trend negativo avviato dopo la pandemia. Tra il 2019 e il 2021, infatti, si era registrato un aumento del 14,4 per cento, ma negli ultimi tre anni la caduta è stata del 13,8 per cento.
A Bergamo (dati Inps), nel giro di due anni (dal 2022 al 2024) si registrano 2.525 iscrizioni in meno di lavoratori domestici. Tra l’altro, prosegue anche il costante invecchiamento della popolazione lavorativa tra colf e badanti: nell’ultima anno rilevato, la quota degli over 50, infatti, è di quasi il 70 per cento del totale, mentre torna a calare, dopo anni di crescita, la percentuale di lavoratori maschi (oggi attorno all’11 per cento).
«La riduzione del numero delle assistenti familiari e l’aumento delle persone anziane fragili e non autosufficienti sono una contraddizione esplicita – commenta Giacomo Meloni, segretario generale di Fnp Cisl Bergamo -. È evidente che purtroppo, anche a causa dei costi da sostenere, spesso troppo onerosi per una famiglia, si ricorre al lavoro irregolare in nero, oppure al caregiver famigliare, in un caso come nell’altro soluzioni complesse da gestire nel tempo».
«Ribadiamo per l’ennesima volta – aggiunge – che serve dare avvio, con adeguati sostegni economici per le persone, alla legge sulla non autosufficienza, la cui condivisione, dopo anni di richieste avanzate ai Governi, deve dare seguito all’applicazione diffusa e concreta. Altro aspetto, anche questo non nuovo per la verità, è la richiesta di permettere alle famiglie di detrarre tutti i costi della retribuzione versati per l’assistente familiare: questa potrebbe essere una strada, se non la soluzione, per regolarizzare un numero molto maggiore di contratti di lavoro, nell’interesse delle famiglie e dei dipendenti».