A Sotto il Monte la prima coltivazione italiana in torri aeroponiche (che fanno risparmiare)
Eleonora e Alexander hanno portato questa tecnologia dagli Stati Uniti, applicandola ai prodotti del loro agriturismo Casa Clelia. Meno acqua, spazio ed energia
Crescono in verticale, chiedono fino al 90 per cento in meno di acqua, occupano dal 65 al 90 per cento di spazio in meno e sono anche più nutritivi. Ecco le caratteristiche dei prodotti coltivati da Eleonora Masseretti e Alexander Hornung, che hanno scelto, primi in Italia, di coltivare in torri aeroponiche quanto poi viene portato in tavola nell'agriturismo da loro gestito, Casa Clelia a Sotto il Monte.
Nuova tecnologia dagli Stati Uniti
Dette anche orti verticali, perché dopotutto questo è il loro aspetto, le torri aeroponiche rappresentano una tecnologia avanzata, proveniente direttamente dall'America e a spiegarne il funzionamento è Alexander: «Le torri hanno dei fori dove poter piantare e l'acqua viene portata in alto da una pompa, il cui produttore è italiano doc, per poi scendere a cascata. Senza dimenticare, inoltre, che rispettiamo come un mantra, la stagionalità». Eleonora aggiunge: «Nelle nostre serre abbiamo installato torri aeroponiche per la coltivazione di frutta e verdura: zucchine, mele, cavolfiori, fagiolini, ortaggi a foglia verde e aromatica. Di tutto e di più. Prodotti che poi utilizziamo per il nostro ristorante. Ma non solo».
Guerra e siccità non sono problemi
In un periodo in cui i costi dell'energia si fanno sempre più alti e l'acqua scarseggia, questo tipo innovativo di coltivazione può essere davvero la soluzione, ne è convinta Eleonora, che racconta: «Il conflitto in Ucraina ha aperto un fronte spaventoso. Ci ha fatto capire quanto siamo fragili. Ed è proprio in questa fase così complessa che ho toccato con mano l'importanza di coltivare con questo metodo innovativo. Mi tranquillizzava l'idea che, pur aumentando i costi dell’energia, la mia spesa rimaneva comunque contenuta e mi permetteva di avere sempre cibo a tavola. Guerra o non guerra, siccità o non siccità, i pasti erano garantiti. Un bel sollievo che mi ha aperto un mondo. Ho capito che una soluzione di questo tipo può contribuire ad affrontare e risolvere in maniera importante la piaga legata alla fame nel mondo. Non a caso abbiamo avuto già dei contatti con il Vaticano che, con Papa Francesco, si occupa da sempre di un tema così delicato».
Alcuni dati
A parlare sono i numeri riportati da Alexander, che spiega come una torre aeroponica può accogliere fino a 52 piante mentre la torre mini-green fino a 208 e aggiunge: «Nella nostra serra di piante ne abbiamo 3700. Una produzione variegata, tre volte più veloce di quella tradizionale, che permette di rifornire il ristorante di Casa Clelia, il nostro agriturismo». Non solo, agli scettici convinti che un prodotto artificiale sia meno nutriente di uno naturale, risponde: «I nutrienti sono a soluzione salina e, secondo uno studio condotto dall'Università del Tennessee, fanno sì che gli ortaggi con essi prodotti hanno una concentrazione di elementi essenziali, misurabile in un range che va dal 30 al 50 per cento, rispetto a quanto si coltiva a terra. Il prodotto insomma è di altissima qualità».
"Easy Peasy", la società per promuovere le tower
Eleonora e Alexander stanno già godendo dei frutti di questa tecnologia, ma a loro non basta. Vogliono raccontarla e promuoverla: «Pensiamo che farlo sia un dovere, perché si produce a basso consumo d'acqua e di energia, si aiuta l'ambiente, si dà vita a coltivazioni nutrienti e di qualità, si combatte la fame nel mondo. É una tecnologia alla portata di tutti. Di singoli e di famiglie. Di aziende e di uffici. Con un minimo di dieci torri, si ha una produzione autosufficiente che permette di vivere tranquilli e di mangiare quello che si vuole. Non a caso abbiamo chiamato la nostra società Easy Peasy. Vai tranquillo, appunto».