di Paolo Aresi
Mancavano pochi minuti alle cinque in quella mattina di lunedì 9 settembre, un anno fa: si era scatenato un temporale potente, con tuoni e fulmini di quelli che ti fan venir voglia di restare a letto. Per gli abitanti di Conca Fiorita, via Baioni, via Berlendis, via Tremana e dintorni una illusione: in pochi minuti compresero che c’era poco da stare sotto le coperte perché quell’acquazzone era di rara potenza, capace di fare cadere sulla città, 55 millimetri di acqua in mezz’ora.
I due torrenti cittadini, la Morla e la Tremana, si gonfiarono come non mai, la Morla trascinò a valle ramaglie e tronchi fino a formare una vera diga sotto il ponte della via Berlendis, l’acqua che sbatteva contro lo sbarramento tracimò al di fuori, invase le viuzze circostanti.
Verso il Monterosso fu invece la Tremana a ingrossarsi a dismisura, fino a scoppiare, letteralmente: il condotto in cui è stata costretta dalla fine degli anni Cinquanta, sotto la pressione dell’acqua esplose tra via Tremana e via Ponte Pietra. L’acqua si rovesciò nelle strade in modo violento, i danni furono ingenti.

Racconta il signor Riccardo, che tutti chiamano “Roccia” e che abita in via Nazzari, a pochi metri dalla Morla: «Ricordo il rumore della pioggia battente, un frastuono, ricordo che mi svegliai preoccupato e andai fuori a cercare di vedere, perché abitiamo a due passi dal torrente e un po’ di preoccupazione c’era. Ma non immaginavo quello che invece è successo. Avevo cercato di guardare dalla finestra, ma non si vedeva niente, poi mi sono reso conto di quello che stava succedendo… Ma non potevo fare nulla».
Tutti gli scantinati e i garage di questa parte della città si allagarono completamente. Dice Riccardo: «Bisogna anche considerare che la Morla scorre pure sottoterra, sotto le cantine e i garage della zona l’acqua si trova a mezzo metro. Per questo tutti abbiamo in cantina delle pompe che durante le piogge abbondanti aspirano l’acqua e la scaricano nella fognatura. Ma in quella mattina non ci fu nessuna pompa in grado di fare fronte a quello che stava succedendo».
Tra le cause del disastro (…)