Tre trapianti di cuore in pediatria al Papa Giovanni salvano la vita ad Angelo, Assan e Rosa Valentina
Tra marzo e aprile sono stati operati un bimbo di un anno e mezzo mai uscito dall'ospedale, uno di tre e una ragazza di 15 dal Centroamerica
Un bambino di un anno e mezzo cresciuto tra le mura dell'ospedale, un'altro di tre che ha aspettato tre mesi prima dell'operazione, una ragazza di quindici anni arrivata dal Centroamerica con la speranza di poter essere salvata. Sono queste in poche righe le storie dei tre pazienti pediatrici del Papa Giovanni XXIII di Bergamo che, tra marzo e aprile, hanno affrontato un trapianto di cuore.
Per tutti e tre, prima dell'importante operazione, è stato utilizzato un cuore artificiale, un dispositivo meccanico che aiuta il cuore gravemente malato a pompare il sangue, garantendo la sopravvivenza in attesa di un organo compatibile da donatore.
Il più piccolo
Al più piccolo dei tre, siciliano, gli è stata diagnosticata una miocardiopatia dilatativa subito dopo la nascita, e per lui il trapianto era la sua unica speranza. Angelo è per questo stato trasferito a Bergamo, dove gli è stato impiantato un cuore artificiale a soli due mesi di età. Per settanta settimane il bimbo ha trascorso la sua vita in Ospedale fino quando ha raggiunto il peso di circa dieci chili. Per tutti questi 490 giorni e per il mese successivo al trapianto fino alle dimissioni, arrivate ad aprile, è stato seguito da un team multidisciplinare di medici, infermieri, anestesisti, rianimatori ed assistito da volontari delle associazioni in supporto anche alla mamma e al papà, trasferitisi a Bergamo per le cure del figlio.
«Il cielo sopra di sé per la prima volta»
I genitori raccontano: «È una gioia, ora che siamo fuori dall'Ospedale, vedere nostro figlio divertirsi, giocare al parco sull’altalena. È stata un’emozione osservarlo quando ha visto il cielo sopra di sé per la prima volta. È una soddisfazione grande vedere i suoi progressi e la sua gioia di vivere, giorno dopo giorno. È molto curioso, ha imparato a contare. Ora è più sicuro nei suoi movimenti. Cammina libero dai tubicini e dall'attrezzatura di sostegno del cuore artificiale».
I genitori ringraziano il personale dell'Ospedale, le associazioni "Amici della Pediatria" e "L'Orizzonte di Lorenzo", i volontari e aggiungono: «Il nostro pensiero più grande va ai genitori del bambino che non c'è più. Nel momento più difficile, hanno fatto una scelta di straordinaria generosità. Non smetteremo mai di ringraziarli. A nostro figlio hanno donato la vita. Lui ora vivrà per due».
Stessa patologia
Tre settimane dopo Angelo è stato trapiantato un bambino di tre anni con la stessa patologia, la cardiomiopatia dilatativa. Ricoverato a fine ottobre, gli sono stati impiantati un cuore artificiale e un dispositivo di assistenza ventricolare destra. L'ultimo giorno del 2024 è stato trasferito dalla terapia intensiva al reparto di degenza dedicato ai bambini con cardiopatie. Qui rimane, in lista di attesa di un cuore da donatore, che arriva dopo circa tre mesi. A metà maggio, è tornato a casa, in un'altra provincia della Lombardia, e continua i controlli periodici a Bergamo.
Per la giovane di 15 anni invece, nel Paese d'origine non ci sarebbe stata cura per la cardiopatia congenita di cui soffriva. Si è quindi trasferita a Bergamo dal Centroamerica e, dopo un primo intervento chirurgico convenzionale che non ha fermato la malattia, a fine marzo le è stato impiantato il cuore artificiale, che le ha permesso di attendere fino al trapianto, grazie all'arrivo del cuore da un donatore compatibile. La giovane si trova ancora in ospedale, in buone condizioni e in fase di recupero.
Evento raro
«È una situazione estremamente rara - spiega Amedeo Terzi, Direttore del programma trapianti cardiaci Asst Papa Giovanni XXIII -. Avere a disposizione tre cuori per pazienti pediatrici in così breve tempo è un evento eccezionale. Per questo l'utilizzo di sistemi di supporto meccanico al cuore malato che permettono di guadagnare tempo per attendere il trapianto è fondamentale. La gestione di questi pazienti è un impegno che solo poche strutture, e tra queste il Papa Giovanni, possono affrontare. La nostra organizzazione ha permesso di eseguire con successo questi interventi, salvando vite che altrimenti sarebbero state segnate. Episodi come questo sottolineano l’importanza fondamentale della cultura della donazione degli organi, che offre una speranza concreta anche ai pazienti più piccoli».
«Assoluta competenza»
Francesco Locati, direttore generale Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, sottolinea: «Risultati come questi sono il frutto di una adeguata dotazione tecnologica, ma soprattutto della competenza e della professionalità di intere aree e discipline dell’Ospedale». Da Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare, arrivano i complimenti al Papa Giovanni XXIII: «Le storie di cura di questi tre giovanissimi pazienti confermano l'assoluta competenza espressa dall'ospedale»