Al Papa Giovanni si utilizza la chirurgia robotica anche per il trattamento del tumore al colon
Il robot dell’ospedale di Bergamo era già utilizzato per la rimozione dei tumori urologici e ginecologici
Già utilizzato per la rimozione di quelli urologici e ginecologici, il robot dell’ospedale di Bergamo adesso è in uso anche per il trattamento del tumore al colon. Nella sala operatoria che ospita la piattaforma chirurgica robotica sono stati sette gli interventi eseguiti per la rimozione di tumori al colon sinistro. E con quello di mercoledì scorso (1 dicembre), portato a termine con successo su un uomo di 70 anni affetto da un tumore nella parte destra del colon, può dirsi completata l’introduzione della chirurgia robotica per il trattamento della neoplasia addominale.
L’intervento di mercoledì scorso ha visto operare i chirurghi Roberto Manfredi alla consolle del robot ed Emanuele Rausa al tavolo operatorio, con l’assistenza dell’infermiera strumentista Francesca Rota. Presente anche Giuseppe Spinoglio, già direttore della Chirurgia dello IEO di Milano, tutor nelle fasi preliminari di addestramento del team chirurgico. Le esercitazioni sono state seguite anche da Luca Morelli, direttore della Chirurgia robotica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa. Come responsabile per lo sviluppo dell’attività robotica Alessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia generale addominale-toracica, ha individuato anche Paolo Bertoli.
«L’innovazione tecnologica rappresentata dal robot è un’opportunità aggiuntiva che abbiamo voluto introdurre e rendere disponibile per i nostri pazienti che necessitano del trattamento di un tumore addominale – ha spiegato Lucianetti -. La macchina non si sostituirà all’uomo, ma il robot offre innegabili vantaggi. In ogni caso, sulla base della valutazione di ciascun paziente, è sempre il chirurgo a dover individuare la tecnica tra chirurgia robotica, laparoscopica e tradizionale».
I vantaggi del robot
La chirurgia robotica garantisce una minore invasività rispetto alla chirurgia tradizionale, visto che l’accesso al campo operatorio avviene attraverso piccoli fori. Ciò si traduce per il paziente in un minore dolore post-operatorio e in tempi di recupero più rapidi. Inoltre ferite più piccole presentano minori rischi di complicanze, infezioni o sanguinamenti.
Per il chirurgo i sistemi robotici garantiscono un’estrema precisione nei movimenti e una visione favorita dall’enorme ingrandimento ottico e dalle possibilità di dettaglio offerte dal monitor tridimensionale.
Vantaggi finora messi a disposizione dei pazienti per il trattamento dei tumori della prostata e renali e per i tumori all’ovaio, rispettivamente in Urologia e in Ginecologia. Con l’introduzione della Chirurgia 1 come terza struttura coinvolta, il Papa Giovanni anticipa le direttive di Regione Lombardia per il 2022 e cioè la richiesta agli ospedali dotati del robot di estendere il suo utilizzo a una dimensione multidisciplinare.
La chirurgia dei tumori addominali è tra le attività più promettenti in tema di chirurgia laparoscopica robot-assistita. Le potenzialità del robot, oltre che nei tumori del colon, in prospettiva potranno essere sfruttate anche per la rimozione delle neoplasie del tratto gastroenterico al retto e allo stomaco.
«Il robot ci permette di proseguire un’attività ormai strategica per gli ospedali pubblici che operano su casistica di elevata complessità – ha commentato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII -. Per questo ringrazio il dottor Luigi Da Pozzo, che ha dimostrato di credere da sempre nelle potenzialità di questa innovazione tecnologica, e tutti i professionisti che rendono possibile l’introduzione di tecniche chirurgiche innovative al servizio dei nostri pazienti».