Al presidio contro la violenza di genere a Bergamo anche il compagno di Sharon Verzeni
Il fidanzato: «Parlerò nel momento in cui tutto sarà risolto». La sorella di Marisa Sartori abbraccia il fratello della vittima Christopher
Al presidio tenutosi a Bergamo ieri sera (giovedì 8 agosto) contro la violenza di genere, nel quale si è dedicato un momento anche a Sharon Verzeni, giovane accoltellata a Terno d'Isola e il cui assassino non è stato ancora catturato, era presente anche il compagno della vittima, Sergio Ruocco.
Il compagno al presidio
Dopo l’omicidio che si è consumato in provincia, nella notte del 30 luglio scorso, in cui ha perso la vita la 33enne, come riportato da PrimaMerate la Rete bergamasca contro la violenza di genere ha scelto di non andare in vacanza e organizzare, come ogni 8 del mese, per la scorsa serata un presidio in Largo Rezzara, vicino a Piazza Pontida.
Appuntamento dove è stato dato spazio anche al ricordo della giovane donna originaria di Bottanuco. Tra loro, c'era anche il fidanzato: «Parlerò nel momento in cui tutto sarà risolto. Oggi sono qua perché avevo voglia di venire ed era giusto così», le sue uniche parole in attesa di una svolta nelle indagini. Ruocco, nel corso della manifestazione, ha avuto una conversazione con Giuseppina Elettuari, madre di Marisa Sartori, uccisa a coltellate nel 2019 dal marito Ezzedine Arjoun a Curno, e Cristina Mostosi, sorella di Paola, strangolata da un camionista nel 2002.
L'intervento di Deborha Sartori
Era lì anche Deborha Sartori, che assistette direttamente all'omicidio della sorella: «Sarà difficilissimo, ma per esperienza personale so che il dolore può anche unire. Rispetto ai primi mesi, quando mi venivano in mente solo cose brutte, a distanza di cinque anni riesco a pensare a mia sorella con più leggerezza, ad avere anche pensieri belli. Questo è di sollievo».
La sua terapia, ha spiegato, è stata quella di andare a sensibilizzare nelle scuole i ragazzi, e ha invitato chi ha vissuto una situazione simile alla sua di cercare anche un supporto psicologico, senza il timore di aprirsi e affrontare il dolore. Finito il suo intervento, ha raggiunto Christopher Verzeni, il fratello minore di Sharon, e lo ha abbracciato.
Il commento dell'organizzazione
«Siamo scossi e attoniti per questo fatto, su cui ancora è tutto da capire» commentano dall'organizzazione.
«Attendiamo, dunque, e nell'attesa esprimiamo con sincerità il nostro dolore e la nostra vicinanza ai suoi affetti. Non ci azzardiamo, ancora, a definire "femminicidio" questo brutale e sconvolgente assassinio, ci spingiamo però a dire che, se risulterà essere un femminicidio (parola che non indica chi viene ucciso ma perché: si uccide una donna in quanto donna), in qualche modo potremo dire "lo sapevamo già". La stessa frase che molte persone pensarono e affermarono quando venne trovato il corpo senza vita di Giulia Cecchettin, ammazzata dall'ex fidanzato».