L'operazione innovativa

Al San Marco il primo intervento in Bergamasca per acalasia esofagea con tecnica endoscopica

Da mesi era alimentato con una flebo a causa di una rara malattia all’esofago: nuova vita per un giovane bergamasco

Al San Marco il primo intervento in Bergamasca per acalasia esofagea con tecnica endoscopica
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Da mesi non riusciva più a mangiare ed era alimentato con una flebo, a causa di una rara malattia all’esofago. Ora, un giovane uomo bergamasco è ritornato a vivere e nutrirsi normalmente, grazie a un intervento innovativo effettuato - per la prima volta nella nostra provincia – dall’equipe del Servizio di Endoscopia del Policlinico San Marco, in collaborazione con l’Unità di Chirurgia Generale. A riportare i dettagli è PrimaTreviglio.

La malattia

L’uomo era affetto da una grave forma di acalasia esofagea, malattia rara il cui sintomo principale è la disfagia, sia per i cibi sia per i liquidi. «Questa patologia è caratterizzata da un disturbo a carico dei muscoli dell’esofago che non si contraggono in maniera coordinata» ha spiegato il dottor Francesco Azzolini, gastroenterologo ed endoscopista del Policlinico, oltre che responsabile dell'Unità di Endoscopia operativa del San Raffaele.

«In pratica il cardias, ovvero la valvola tra esofago allo stomaco, rimane contratto impedendo il naturale transito del cibo dall’esofago allo stomaco. La conseguenza è un ristagno di materiale alimentare, che nel tempo provoca una progressiva dilatazione dell’esofago e può portare, come nel caso del paziente che abbiamo operato, alla totale impossibilità ad alimentarsi normalmente».

Da qui, la decisione di intervenire chirurgicamente. «L’intervento si è reso necessario perché la malattia era a uno stadio avanzato. Inoltre il paziente era già stata sottoposto anni fa a un complesso intervento chirurgico di salvataggio, perfettamente riuscito, ma a cui era seguita però una recidiva che aveva causato al suo esofago una condizione di grave sofferenza - ha continuato lo specialista - Non avrebbe potuto affrontare una nuova operazione chirurgica».

L'operazione

Il dottor Azzolini, in accordo con il professor Stefano Olmi, responsabile dell’Unità di Chirurgia Generale e Oncologica e professore associato di Chirurgia Generale alla Vita-Salute Università San Raffaele di Milano, ha deciso quindi di sottoporre l’uomo a un intervento di miotomia endoscopica transorale o Poem (dall’inglese Per Oral Endoscopic Myotomy).

Una tecnica innovativa, considerata il gold standard in casi come questi, eseguita però solo in centri dotati di un’endoscopia molto avanzata. Sono unicamente tre infatti gli ospedali in Italia che la effettuano di routine, uno dei quali è proprio il San Raffaele che, con l’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva diretta dal professor Silvio Danese, ne è centro di riferimento regionale.

Il grandissimo vantaggio di questa tecnica è che non servono incisioni all’addome o sul torace e tutto si svolge totalmente dall’interno, consentendo una invasività minima e quindi minore stress e dolore postoperatorio. «In pratica, esattamente come si fa in una normale gastroscopia, si entra per via orale con un endoscopio, dotato di adeguati accessori, e si accede all’esofago dove, con tre o quattro piccolissimi buchi, si va a sezionare la muscolatura sopra la valvola, ripristinandone così il fisiologico meccanismo di rilascio».

Intervento riuscito

L’intervento è riuscito perfettamente e, dopo pochi giorni, il paziente è potuto tornare a casa e ricominciare una vita normale. «È la prima volta che si effettua un intervento di questo tipo in Bergamasca - hanno sottolineato il dottor Azzolini e il professor Olmi -. Si tratta di un risultato che ci rende orgogliosi, raggiunto grazie alla sinergia tra le due equipe di Endoscopia e Chirurgia, all’esperienza maturata al San Raffaele e alla disponibilità di alte tecnologie, tra cui endoscopi ad alta risoluzione, che permettono di enfatizzare l’immagine, offrendo il più alto livello di precisione possibile».

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