All'ospedale Papa Giovanni il primo trapianto col metodo "cuore in una scatola"
Grazie a questa nuova strumentazione, per i pazienti aumenterà la disponibilità di organi e si ridurranno i tempi d'attesa
Segna una svolta la buona riuscita, all'ospedale Papa Giovanni, del primo trapianto di cuore eseguito con l'apparecchiatura Ocs-Heart di conservazione e cura degli organi, disponibile in pochissimi centri in Italia e da poco in dotazione all’Asst. Si tratta di una strumentazione portatile di perfusione cardiaca, conosciuta anche come “cuore in una scatola”, una delle più significative innovazioni tecnologiche di questo campo. A ricevere l'organo è stato un 58enne, che da circa due anni era assistito con un dispositivo di assistenza ventricolare meccanica (Vad).
L'intervento è avvenuto lo scorso martedì 19 marzo, ma il successo dell'operazione è stato reso noto giovedì 4 aprile, dopo che il paziente ha risposto bene ed è stato dimesso dalla terapia intensiva.
Uno strumento innovativo
A prelevare il cuore, nelle sale operatorie di un ospedale di un’altra regione, è stata un’equipe mista di cardiochirurghi anestesisti e perfusionisti di Bergamo. Il cuore del donatore, dopo il prelievo, ha ripreso a battere nella scatola sterile, irrorato da sangue caldo e ossigenato. Questa infusione continua nelle coronarie ha garantito la contrattilità e la pulsatilità, con i cardiochirurghi che hanno potuto monitorare i valori e valutare il suo stato di salute.
Si può inoltre intervenire per modificare i parametri e migliorare, così, la funzionalità dell’organo, ma anche valutare con più calma se interrompere il trapianto, se il cuore donato è ad alto rischio di disfunzione immediata.
I vantaggi del suo utilizzo
Risulta quindi ora possibile far arrivare a Bergamo l’organo con un tempo superiore alle quattro-sei ore necessarie per il trasporto, tempo considerato a rischio per la disfunzione precoce. Questo rende possibile andarlo a recuperare anche quando la struttura in cui va effettuato il prelievo si trovi in un’area geografica poco accessibile, ad esempio perché lontana dagli aeroporti.
Così, possono essere utilizzati organi che altrimenti avrebbero avuto scarse probabilità di arrivare al paziente con la necessaria funzionalità. Si possono allora accettare cuori con una funzione non ottimale e valutare, nella fase di perfusione nella “scatola”, la qualità prima di poterlo impiegare nel trapianto.
«Aver acquisito questa attrezzatura, con un notevole investimento da parte dell’Ospedale, significa per noi mettere a disposizione dei nostri pazienti in lista d’attesa una possibilità in più per ricevere un organo da donatore – ha spiegato Amedeo Terzi, responsabile del programma trapianti di cuore dell’Asst Papa Giovanni XXIII -. Ci aspettiamo che questo si traduca a regime in una riduzione dei tempi di attesa per chi è in lista per un trapianto».
Tra i vari motivi del mancato utilizzo di un cuore, il 37,4 per cento dei casi è dovuto alla “marginalità dell’organo” cioè la valutazione, per vari motivi, che non sia idoneo a garantire una sufficiente funzionalità dopo il trapianto. L’innovativo sistema Ocs può dunque rivelarsi utile per contribuire a ridurre questo fenomeno, dando la possibilità a chi ha bisogno di avere una maggiore disponibilità e ridurre i tempi in lista d'attesa.