«Alternative ignorate» e tutti gli altri problemi dell'abbattimento di 48 pini a Carobbio
Il comitato di cittadini, con il supporto di Europa Verde, lotta contro il progetto dell'amministrazione ed elenca le tante cose sbagliate

Continua la polemica e la battaglia dei cittadini di Carobbio degli Angeli contro il progetto di riqualificazione urbana voluto dall'amministrazione che prevede l'abbattimento di 48 pini e che sembra ormai sempre più imminente. A supporto del comitato è scesa in campo anche Europa Verde Bergamo.
In particolare, il gruppo tiene a sottolineare «la propria netta contrarietà a un progetto che sacrifica un patrimonio arboreo consolidato e prezioso per motivazioni che non reggono a un'analisi tecnica seria e trasparente».
«Alternative ignorate»
Il comitato elenca punto per punto le problematicità in campo. In primis, lamenta l'«assenza totale di confronto col comitato cittadino», spiegando che nonostante le richieste di spiegazioni «l'amministrazione ha rifiutato il confronto tecnico sul progetto, anche nella sua fase preliminare. Questo atteggiamento esclude di fatto ogni possibilità di co-progettazione e dialogo costruttivo». Viene sottolineato inoltre come non siano state prese in considerazione, e al contrario siano state ignorate, le alternative che il comitato aveva proposto con il supporto di un agronomo qualificato.
«Nessun confronto»
In questo contesto, non è stata convocata nessuna assemblea pubblica, come sottolinea Giuseppe Canducci, co-portavoce di Europa Verde Bergamo: «È inaccettabile che un intervento così impattante venga portato avanti senza alcuna condivisione con la cittadinanza. Un progetto che cambia radicalmente l'identità di un territorio deve passare attraverso un’assemblea pubblica, un momento di confronto aperto e trasparente. Questo non è solo buon senso, è buona amministrazione».
«Nessuna giustificazione»
Aggiungono inoltre che il progetto sarebbe «lacunoso sul piano tecnico» in quanto «mancano valutazioni comparative tra soluzioni progettuali alternative, come richiesto dalla normativa per opere pubbliche. Inoltre, si trascurano gli aspetti legati alla conservazione e al valore ecosistemico degli alberi esistenti». Sempre Canducci: «La sicurezza non si garantisce solo tagliando: pur riconoscendo l'importanza della sicurezza pubblica, la rimozione indiscriminata degli alberi, senza valutare ogni singolo esemplare, rappresenta un approccio sbagliato e miope».
Il comitato fa anche notare come «alcuni alberi non presentano neppure i problemi per cui si è giustificato l'intervento, come segnalato per gli esemplari di via Crocefisso».
Aceri? Perché è una scelta sbagliata
Anche Oriana Ruzzini, assessora al Verde di Bergamo, interviene in qualità di co-portavoce di Europa Verde Bergamo: «Lascia perplessi anche la scelta di pubblicare il bando per pochi giorni, in assenza di un'urgenza oggettiva. Discutibile anche la scelta di sostituire i pini con aceri: in una provincia dove a causa del tarlo asiatico si sono abbattute migliaia di piante, scegliere l'acero, in assoluto l'essenza più attaccabile (in cima alla blacklist di Regione Lombardia) ed eliminare conifere che invece sono piante pressoché immuni, è una scelta miope che invitiamo ancora una volta a rivedere. Fa riflettere inoltre che si parli dei pini come di "alberi aggressivi" e non si tenga conto invece dell'aggressività di patogeni come il tarlo, che proliferano grazie alla carenza di biodiversità e agli abbattimenti di esemplari appartenenti a speci resistenti».
Tutela della fauna
A tutto questo si aggiunge un ulteriore problema individuato dall'agronomo, questa volta in termini di tutela della fauna in quanto «ha riscontrato attività riproduttiva in atto su alcuni esemplari arborei (alberi n. 7 e 11 in via Campolungo, e n. 16 all'angolo con via Dante Alighieri). Ha inoltre segnalato la possibilità, documentata in letteratura scientifica, di prolungamento dell'attività riproduttiva per specie come il Colombaccio e la Tortora dal collare, in forte espansione sul territorio. In una fase delicata come questa, sarebbe stato doveroso un rinvio delle operazioni di abbattimento a titolo precauzionale di ben oltre i 15 giorni annunciati».
Ruzzini e Canducci concludono: «Questo progetto rappresenta una ferita ambientale evitabile».