Ambivere, Mapello e Valtrighe: tre preti strizzano l'occhio ai no-vax e creano un "fondo tamponi"
Fa discutere un opuscolo distribuito ai parrocchiani. I tre sacerdoti si schierano con chi non vuole «aderire alla vaccinazione sperimentale»
di Federico Rota
«Il vaccino può salvare tante vite umane, non dimentichiamolo e non dimentichiamo cosa ci ha insegnato la storia con altre brutte malattie del passato». A dirlo è stato Papa Francesco, eppure anche tra i sacerdoti pare esserci qualcuno che non ha raccolto l’appello lanciato dal pontefice.
A Mapello sta facendo molto discutere un opuscolo distribuito tra i parrocchiani dal titolo “Covid-19 i conti non tornano”, accompagnato da una lettera che strizza l’occhio a buona parte della galassia no-vax e no-Green Pass. Il volumetto è firmato da don Emanuele Personeni, don Alessandro Nava e don Andrea Testa, tre preti al servizio delle comunità parrocchiali di Ambivere, Mapello e Valtrighe, e contiene la loro riflessione «a proposito del virus – specificano -, dei vaccini e delle politiche adottate dai Governi. Si tratta di un punto di vista assai critico, frutto di ascolto, letture, confronto».
Approfondimenti che evidentemente hanno spinto i tre religiosi a istituire un fondo solidale per sostenere le spese di chi, non essendosi vaccinato, dal 15 ottobre dovrà pagare un tampone ogni due giorni per poter accedere al posto di lavoro. «Vogliamo dare un segnale di solidarietà – scrivono - a tutte quelle persone che a causa dell’esercizio del diritto costituzionalmente garantito a non aderire alla vaccinazione sperimentale si vedono private di un altro diritto costituzionalmente garantito, quello al lavoro, e addirittura vengono private dei mezzi per vivere tramite la sospensione dello stipendio».
La tesi sostenuta dai sacerdoti è che in questo gruppo ci potrebbero essere persone «la cui condizione economica non permette la sospensione dello stipendio né il pagamento di un tampone ogni qualvolta sono costrette da necessità ad entrare in uno dei luoghi richiedenti il Green Pass». Peccato però che il vaccino sia gratuito e che basterebbe completare il ciclo vaccinale per non avere di questi problemi.
L’accesso al fondo è garantito a chiunque ritenga gli sia stato negato un diritto (al lavoro, allo studio, alla mobilità, l’elenco scritto dai tre preti è vario ndr) ed è in una condizione d’indigenza. Tuttavia, «costoro potranno farvi ricorso – aggiungono don Emanuele, Alessandro e Andrea – nella misura resa possibile dal fondo e a seguito di una valutazione dei singoli casi da parte di noi sacerdoti».
Una precisazione che fa sorgere il dubbio che, in realtà, i tre sacerdoti sostengano la campagna vaccinale, ma vogliano al contempo aiutare i propri parrocchiani in difficoltà economica e ancora restii a vaccinarsi. Interpellato nel merito, don Emanuele Personeni di fatto si è trincerato dietro un no-comment che lascia ancora più dubbi rispetto a prima: «La lettera accompagna un opuscolo che è stato dato ai parrocchiani a cui ritenevamo opportuno consegnarlo – dice -. Se vuole avere un’idea delle nostre tesi legga il volume».
Ma dove si può consultare questo opuscolo? «Al momento non ci sono copie, se ne avanzerà qualcuna in futuro saremo lieti di fargliela avere. Se circola in internet solo una parte non possiamo farci nulla». E dire che don Emanuele Personeni, don Alessandro Nava e don Andrea Testa nella lettera di presentazione esordiscono dicendo di aver messo nero su bianco le proprie considerazioni «perché vogliamo assumerci fino in fondo la responsabilità di quanto diciamo».