Anche Simone Moro attacca Confortola: «Vette mai raggiunte, fotografie ritoccate»
L'alpinista bergamasco mette in dubbio le imprese del valtellinese in un'intervista alla rivista "Lo Scarpone": «Non si può costruire una carriera sulla menzogna»

L'alpinista bergamasco Simone Moro torna a parlare delle quattordici vette portate a termine dal collega Marco Confortola (di Valfurva), di cui tanto si sta discutendo nel mondo dell'alpinismo negli ultimi tempi. Moro lo ha fatto in un'intervista a Lo Scarpone, la rivista online del Cai, in cui ha citato prove, fotografie e testimonianze che smentirebbero le imprese dell'alpinista valtellinese.
Fotografie ritoccate e certificati mancanti
Confortola, che nel 2008 subì l'amputazione di alcune dita dei piedi dopo una spedizione sul K2, ha all'attivo quattordici vette oltre gli ottomila metri, tra le più alte al mondo. Sulla veridicità delle sue imprese si è appunto espresso (insieme ad altri colleghi) l'alpinista bergamasco Moro, a pochi giorni dall'ultima salita portata a termine dal valtellinese, la Gasherbrum I.

Tra le cime messe in dubbio da Moro ci sono quella del Lhotse, l'Annapurna, il Nanga Parbat nel 2023, il Kangchenjunga e diverse altre. Stando alle parole del bergamasco, Confortola non avrebbe fornito le prove necessarie: non solo fotografie (che avrebbe preso da altri alpinisti e fotoritoccato), ma anche certificati, in alcuni casi mancanti, in altri casi considerati invece non attendibili. Il tutto, supportato da testimonianze di altri alpinisti e sherpa.
«Non si può costruire una carriera sulla menzogna»
«Qui non si tratta della mia parola contro la sua - ha detto -. Sforzandomi nel massimo della pietà umana, penso che Confortola abbia una sorta di patologia. Ha la sua verità di quei momenti vissuti lassù, dove nessuno è lucido. Ma questo non significa che si possa costruire una carriera sulla menzogna o sulle tue pseudo allucinazioni di vetta».
E precisa: «Non è un trattamento contro Confortola, ma a favore della verità e degli obblighi e doveri di un alpinista: se vai nelle scuole, se vuoi fare il formatore, vuol dire che sei un simbolo di onestà, del senso civico e dei valori. E nei valori c’è anche quello della verità e di saper provare la tua verità. Di accettare il dubbio e la sconfitta».