Aprite Casa Serena! Domenica a Brembate Sopra un presidio dei parenti dei nonni
Una visita di quindici minuti per una sola persona, ogni quattro settimane e previa prenotazione on-line. Tagliate anche le videochiamate
di Bruno Silini
I parenti degli ospiti della Casa Serena di Brembate di Sopra hanno deciso di organizzare nella stessa casa di riposo un presidio, domenica 9 maggio (dalle 16 alle 19), per protestare contro i tempi troppo contingentati di visita ai loro cari. Hanno deciso di farsi sentire (organizzandosi anche in un gruppo Facebook) dopo che la Fondazione ha deciso di riaprire ai parenti con regole ritenute alquanto stringenti: una visita di quindici minuti per un solo parente, ogni quattro settimane, previa prenotazione on-line. Tagliate anche le videochiamate: da due a una per settimana con orari (d’ufficio) spesso incompatibili con la vita lavorativa dei parenti.
«Le visite parenti - precisa una figlia che ha la mamma ospite a Casa Serena - erano state concesse temporaneamente da luglio a ottobre dello scorso anno, all’aperto (una visita a settimana) e una visita singola per un solo familiare, previo tampone (autofinanziato da una raccolta fondi organizzata dai parenti) nel periodo natalizio». Tutto poi si è nuovamente fermato con il montare della seconda ondata del virus. Nel frattempo gli ospiti (e molti parenti) sono stati regolarmente vaccinati. Ma le aperture faticano a concretizzarsi con tempistiche che consentano il mantenimento di relazioni soddisfacenti.
Per gli ospiti allettati, dopo sollecitazioni dirette alla direzione operativa della Fondazione, si attende un piano di visite o di videochiamate adatto anche alle loro esigenze, sia di tipo fisico che relazionale-affettivo. Al momento, inoltre, per gli ospiti più fragili, sono ancora meno le possibilità di interagire con le proprie famiglie. Ci si lamenta che le uscite all’aperto siano riservate solo ad alcune tipologie di ospiti, con determinati disturbi comportamentali, o comunque molto limitate nel tempo. Il presidio porrà poi, tra gli elementi di frizione con la Fondazione, una certa scarsità di informazioni sulla quotidianità vissuta all’interno della Casa. In sostanza, poco emerge su come passano le ore gli ospiti in Casa Serena.
«Trapelano poche informazioni - continua la figlia - e anche i volontari (punto di forza della struttura, un vero esercito della solidarietà) non entrano più dal marzo 2020. Senza volontari, va da sé, che il carico di lavoro, non solo di assistenza, ma anche psicologico-emotivo, è aumentato in modo considerevole per chi, al 4 di via Papa Giovanni XXIII, ci lavora ogni giorno. «Senza visite di parenti, senza l’aiuto dei volontari - continua - il personale (infermieri, asa, oss, educatori, animatori) è diventato in qualche modo la famiglia di mia mamma e degli altri ospiti. Sono il loro unico punto di riferimento».
Da 14 mesi i parenti non hanno notizie di un Pai (Piano assistenziale individualizzato). Fino al febbraio 2020, il Pai veniva visionato dai parenti dell’ospite mettendo in evidenza i miglioramenti, i peggioramenti e i punti sui quali intervenire a livello di équipe assistenziale e occupazionale per favorire la salute e il benessere dell’ospite. I parenti sono convinti che i vari Pai siano ancora redatti. Solo si chiedono le ragioni di una mancata condivisione, come succedeva in tempi pre Covid.
Leggendo qua e là le testimonianze che appaiono sul gruppo Facebook “Parenti e Amici degli Ospiti di Casa Serena Brembate Sopra” si scopre che la fascia di popolazione fragile e anziana è quella che in assoluto ha costantemente vissuto in un perpetuo lockdown da zona rossa, dal marzo 2020. «Un isolamento forzato dalle relazioni sociali, parentali e affettive - precisa la presidente del comitato parenti, Eva Cortinovis - influisce sullo stato cognitivo dei nostri cari e causa, come provato da letteratura scientifica, oltre a sofferenza, importanti fattori di rischio nella popolazione anziana, per la sopravvivenza, lo stato di salute fisico e mentale; in particolar modo scatenando crisi di ansia, depressione e decadimento cognitivo fino ad arrivare alla demenza».