«Ats ha nascosto le prime notizie sui positivi». Ma il duro attacco della Rai sbaglia mira
Un servizio di Tv7 ha portato come prova una chat del direttore sanitario del febbraio 2020. Ma la frase incriminata è stata letta in maniera errata
di Andrea Rossetti
Un fulmine a ciel sereno che rischia seriamente di lasciare strascichi non certo piacevoli in quel di via Gallicciolli, sede di Ats Bergamo. L’inchiesta del programma Tv7, realizzata dalla giornalista Stefania Battistini e trasmessa da Rai1 la sera di venerdì 4 giugno, ha allungato inquietanti ombre sull’operato dell’Agenzia nelle prime settimane della pandemia, oltre un anno fa.
Accuse pesanti
In particolare, il servizio lascia intendere che Ats abbia volutamente nascosto alcune notizie sui primi casi Covid nella nostra provincia, puntando il dito sul direttore generale Massimo Giupponi e sull’ormai ex direttore sanitario Carlo Alberto Tersalvi. Ex perché, proprio poche ore prima della messa in onda del servizio di Tv7, Tersalvi aveva ufficializzato le proprie dimissioni dall’incarico (il suo successore, il dottor Michele Sofia, è stato annunciato mercoledì 9 giugno). Una tempistica che ha fatto sorgere molte domande. Da via Gallicciolli non è arrivata alcuna risposta ufficiale, ma escludono categoricamente ogni tipo di collegamento tra le due cose. Anche perché Ats non sapeva di cosa avrebbe trattato, nello specifico, l’inchiesta giornalistica, avendo declinato la richiesta dell’inviata di rispondere ad alcune domande.
Il primo caso Covid a Bergamo
Il servizio di Tv7 inizia con la testimonianza di Aldo Porcellana, di Gazzaniga, rivelando come sia stato lui, in realtà, il primo caso Covid riscontrato in Bergamasca. I documenti mostrati nell'inchiesta, infatti, evidenziano che la positività di Porcellana fu appurata il 22 febbraio 2020, un giorno prima rispetto ai fatti dell’ospedale di Alzano. La famiglia del signor Porcellana, inoltre, afferma di non essere stata sottoposta ad alcun tampone e di aver ricevuto da Ats l’indicazione di restare in isolamento e di non dire nulla a nessuno. Non solo. Secondo il servizio, Ats era anche a conoscenza sin dalla mattina del 23 febbraio 2020 dei due positivi all’ospedale di Alzano: a comunicarlo era stato, con una mail, il tecnico regionale Danilo Cereda. Perché, allora, Ats non disse niente?
La risposta è presto data: non spettava all’Agenzia fornire informazioni al riguardo. In quelle primissime fasi della pandemia (che ancora non si sapeva come si sarebbe tragicamente evoluta), Regione aveva accentrato su di sé ogni operazione informativa al riguardo. Era da Milano che venivano indicate le positività. Per questo motivo Ats, in quel momento, non informò dei tre positivi di cui era venuta a conoscenza. Allo stesso tempo, la famiglia Porcellana non fu sottoposta a tamponi poiché allora il protocollo prevedeva l’esecuzione del test solamente su soggetti sintomatici ricoverati. Esiste inoltre prova documentale del fatto che Ats ha monitorato con telefonate quasi quotidiane i Porcellana nei giorni successivi al riscontro della positività del signor Aldo.
L’inquietante chat
Il passaggio dell’inchiesta di Tv7 che, però, è più inquietante è quello in cui viene mostrata la trascrizione di una chat WhatsApp intercorsa tra vari dirigenti e funzionari di Ats Bergamo nel pomeriggio del 23 febbraio 2020, proprio nei momenti in cui iniziavano a filtrare le prime notizie dei due positivi all'ospedale di Alzano. In particolare, Tv7 si sofferma su due messaggi. Il primo è del dottor Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico di Ats Bergamo: «Sta girando notizia di un caso in ps Alzano con chiusura del ps stesso. Fake o verità?». Pochi messaggi dopo, Tersalvi risponde: «Fate togliere questa notizia se riuscite». La deduzione è presto fatta: il direttore sanitario di Ats stava esplicitamente chiedendo di non fare circolare la notizia delle positività, di nascondere alla cittadinanza la cosa.
La realtà dei fatti
Le cose, però, non stanno proprio così. E lo possiamo affermare dopo aver visionato quella stessa chat in formato integrale. Alla domanda di Zucchi, infatti, fa seguito un messaggio della responsabile comunicazione di Ats, che invia lo screen (nella trascrizione mostrata da Tv7 si legge solo «Media omessi») di un post pubblicato su Facebook dalla Croce Verde di Bergamo nel quale si dava notizia della chiusura e dell’isolamento del pronto soccorso di Alzano. Il messaggio immediatamente successivo è del dottor Pietro Imbrogno, allora direttore del Dipartimento di igiene e prevenzione di Ats Bergamo: «Stiamo verificando». È a questo punto che interviene Tersalvi: «Ho parlato io con Locati (direttore generale dell’Asst Bergamo Est, ndr). Abbiamo deciso di sospendere l’attività non di chiudere!!!». E aggiunge: «Fate togliere questa notizia se riuscite». La notizia in questione, dunque, era quella della chiusura del pronto soccorso di Alzano, a parere di Tersalvi non vera, dato che aveva appena deciso con Locati “solo” la sospensione momentanea delle attività.
La conferma arriva poco dopo (...).