Aumento degli accessi ai Pronto Soccorso bergamaschi, caldo e Covid non hanno influito
Il report dell'Agenzia, legato al mese di luglio 2022, sottolinea come il trend sia in linea con il dato storico e non legato a situazioni contingenti
I Pronto Soccorso rappresentano uno dei settori più in difficoltà della Sanità sul territorio. Già prima della pandemia, infatti, questi "reparti" vivevano un periodo di forte tensione, tra sovraffollamento e carenza di personale. E il Covid non ha fatto altro che acuire questi problemi.
Ats Bergamo, attraverso il proprio Servizio epidemiologico aziendale, monitora costantemente gli accessi nei Ponto Soccorso bergamaschi, così da avere il quadro più completo possibile della situazione. E nella giornata di oggi (11 agosto), l'Agenzia ha diffuso un comunicato che fa il punto della situazione per quanto riguarda il mese di luglio e la prima settimana di agosto.
Il trend attuale rispetto al dato storico
Il primo punto che Ats ha analizzato è quello del trend di accessi ai Pronto Soccorso rispetto al dato storico. E la situazione appare tutto sommato stabile, dato che i numeri appaiono «sovrapponibili a quelli del 2021 e rappresentano sostanzialmente un ritorno ai valori storici pre-pandemici».
Ats aggiunge poi che «la situazione maggiormente critica, in termini di quantità di accessi e di stato di affollamento, rimane quella del Pronto Soccorso dell'ospedale Papa Giovanni di Bergamo». Ma aggiunge poi che «la prima settimana di agosto inizia a presentare una quantità di accessi in fase decrementale».
Il caldo ha influito sugli accessi ai Pronto Soccorso?
Una seconda analisi compiuta da Ats Bergamo riguarda il possibile legame tra il gran caldo che c'è stato negli ultimi mesi e gli accessi ai Pronto Soccorso del territorio. L'Agenzia scrive che «dal 20 maggio al 9 agosto 2022, gli andamenti della temperatura massima giornaliera e numero di accessi totali in Pronto Soccorso appaiono solo moderatamente correlabili; i codici rossi non sono correlati con l’andamento della temperatura massima».
In altre parole, il caldo ha sì influito, ma solo in minima parte ha causato problemi gravi di salute sulla popolazione. Tant'è che pochi codici rossi erano legati alle alte temperature.
Possibile correlazione con la carenza di medici di base
L'ultimo punto analizzato da Ats riguarda il possibile legame tra la carenza di medici di base sul territorio e gli accessi al Pronto Soccorso. Sebbene il primo sia un problema di non poco conto, stando ai dati registrati dall'Agenzia «il tasso di accesso dei pazienti "orfani" (rimasti senza medico, ndr) è assolutamente sovrapponibile a quello della popolazione con medico di Medicina generale: la quantità media di accessi per 100 assistiti è pari a 2,57 nella popolazione "orfana", rispetto a 2,61 nella popolazione con medico di Medicina generale attivo. Non risulta pertanto alcun impatto di questi assistiti sui Pronto Soccorso».
Il commento del dottor Zucchi
Il dottor Alberto Zucchi, autore dell’analisi epidemiologica con la dottoressa Roberta Ciampichini e il dottor Giacomo Crotti, ha commentato così questi risultati: «Come in tutte le estati, il sistema di accesso al Pronto Soccorso segnala criticità rilevanti, sia per quanto riguarda le dimensioni quantitative, sia per lo stato di affollamento. La valutazione analitica che abbiamo effettuato mostra come tali criticità non siano, tuttavia, effetto specifico di quest’ultimo lasso temporale (in cui sono presenti, in particolare, le tematiche dell’ondata di calore e delle infezioni/reinfezioni da variante Covid), ma siano espressione di un ritorno al periodo pre-pandemico. Lo studio della correlazione tra gli andamenti giornalieri delle temperature massime e la quantità degli accessi ha mostrato un effetto modesto e senza specifici impatti su situazioni di particolare gravità clinica (l’andamento dei codici rossi è infatti totalmente indipendente dalle variazioni della temperatura massima). Neppure la presenza, a luglio, di 21.000 assistiti temporaneamente senza un medico di base attivo (per i noti motivi), ha determinato alcun tipo di aggravio realmente quantificabile e rilevante sui Pronto Soccorso provinciali. L’elevata quantità di codici verdi e bianchi (anch’essa storicamente presente in questi ultimi anni) impone tuttavia la necessità di ripensare all’utilizzo che viene fatto, spesso in termini di dubbia appropriatezza, di queste delicatissime strutture che dovrebbero essere concentrate sulle reali emergenze cliniche».